1.1 – I tool: cosa sono, scenario e a cosa servono
Trascrizione
Grazie a tutti. Allora chi sono io la prima slide? Io mi occupo di comunicazione digitale in Confindustria Firenze, quindi comunicazione digitale vuol dire un po’ tutto ciò che gira attorno all’online, web, social, media, un po’ di multimedia, gli eventi, workshop di questi tempi streaming e collaboro poi con la sezione dedicata alle start up di Confindustria Firenze con un incubatore del Comune di Firenze che si chiama Muratidea Parca. Attraverso queste esperienze supporto le nuove imprese nello sviluppo della loro strategia digitale e poi anche nel go to market e da qualche anno, più o meno cinque, ho fondato un blog che si chiama toolpestartup.com in cui raccolgo e seleziono quelli che secondo me sono i migliori tool digitali per piccoli business. Cosa vuol dire tool digitali? Lo vedremo dopo. Cosa vuol dire piccoli business? Vuol dire sostanzialmente dei software, dei programmi che costano poco e quindi hanno un prezzo accessibile anche alle piccole realtà di business freelance, start up, pmi, ma anche negozi, piccoli shop, pizzerie e che sono accessibili anche da un punto di vista funzionale cioè che sono anche diciamo semplici da utilizzare perché magari ci sono dei software open source ottimi che però sono un po’ difficili da padroneggiare. Che cosa sono i tool? I tool sono garzante linguistica da questa definizione, da un programma, un insieme di programmi che hanno un compito preciso utili per uno scopo determinato quindi sostanzialmente sono dei software, niente di più niente di meno che dei software con una caratteristica un po’ particolare però cioè sono dei software che servono ad un compito preciso, hanno una funzione intrinseca specifica. Questa definizione potrebbe essere leggermente vecchiotta nel senso che quando i tool sono nati erano non erano dei software tipo Microsoft Office delle suite oppure la suite di Adobe, Photoshop, Acrobat, programmoni giganti ma erano dei piccoli strumentini per l’appunto tool utensile in inglese che servivano a fare delle cose specifiche. Piano piano che è successo? E’ successo che il mercato si è ampliato, gli utenti anche, le esigenze nostre di business si sono ampliate e quindi un software che magari un tool che magari all’inizio faceva una singola attività per esempio un software di social management che serviva solo per pubblicare dei contenuti su 3-4 piattaforme social poi si è allargato prima magari aumentando il numero delle piattaforme social su cui pubblicare poi dopo ampliando l’ospetto delle funzionalità quindi ha aggiunto analytics, ha aggiunto magari delle funzionalità di community management, ha aggiunto un sacco di altre cose quindi si è sempre di più avvicinato in realtà a un software. I tool, ho avuto la fortuna di scoprire questo mondo che poi dico la verità mi affascina, spero che piaccia anche a voi, perché? Perché sostanzialmente quando io ho iniziato, iniziavano ad andare di moda, iniziavano ad andare di moda e lo vedete da qua, questa è una famosa infografica di Scott Brinker che nel lontano 2011 con il suo team di ricerca ha cominciato a mappare quelli che erano i software, diciamo i tool, i software destinati al marketing. Nel 2011 la ricerca era una ricerca abbastanza sul campo, empirica, se volete un po’ artigianale, non aveva niente di particolarmente scientifico, se non che nel 2011 scopò 150 piattaforme circa. Questa versione qua è la versione di aprile 2020 e le piattaforme mappate sono circa 8.000, vedete qua 2014 erano 947, 2015 1.800 e così via e queste erano tutte le altre infografiche che Scott Brinker ci pubblica ogni anno verso primavera. Chiaramente le aree sono divise per materia, per funzionalità, per argomento, per settore, queste aree, vedete quante sono. Che cosa vuol dire questo? Vuol dire che i tool stanno pesantemente venendo di moda, che per chi fa tool per le software house è un mercato fiorente con un altissimo livello di concorrenza, anche perché chi di voi fa startup o ha software house o collabora con software house o ha software house come clienti, sa che la creazione di proteggere un software dalla concorrenza è molto difficile, perché i framework sono tantissimi, perché appunto il mercato è liquidissimo, perché insomma ne nascono veramente tantissimi ogni giorno, ne nascono circa, di quelli visibili se non altro, ne nascono circa io dico tra i 100, 150 e 200 al giorno, più o meno. Molti di questi muoiono perché sono anche loro startup che hanno una mortalità molto alta, naturalmente è un tipo di impresa con una mortalità molto alta, però molti resistono alla curva del mercato e che cosa fanno quando resistono alla curva del mercato? Come abbiamo detto prima, da una parte aprono le funzionalità per ampliare l’audience e i clienti, dall’altra magari invece si specializzano, cioè vanno specificamente su una funzione, in alcuni casi cambiano il modello di prezzo, da gratis diventano a pagamento, dalla free trial non la danno più, alcuni tornano persino indietro, cioè avevano un primo profilo a pagamento e abbassano il prezzo o ne fanno un profilo freemium, quindi un profilo free con funzionalità limitate, altri invece si iper specializzano su una funzionalità, altri ancora cambiano proprio il modello di business, un tool che noi vedremo dopo ha cambiato radicalmente il modello di business, quello che era il loro core centro è diventato una parte, diciamo così, accessoria della suite, ok? Quindi c’è un mondo in crescita e questo mondo in crescita, per chi li utilizza i tool, è bello che ci sia questo, non solo per chi è appassionato come me, ma anche per chi lo utilizza, ci sono dei problemi, i problemi sono orientiamoci in questa mappa qua, non è facile orientarsi in questa mappa qua e allora serve un minimo di guida, un minimo di conoscenza e un minimo di consapevolezza. Premio della slide banale, cosa servono i tool? I tool servono banalmente a due cose, a risparmiare tempo e a risparmiare denaro, sembra un ragionamento appunto banale, ma se ci riflettete un attimo non lo è, perché io ho un’azienda, ho bisogno di fare grafica e nella mia startup siamo in tre, un ingegnere, io mi occupo di marketing e poi abbiamo un grafico, io è inutile che deleghi ai tool tutta una serie di attività che un professionista della grafica riesce a fare in house, però magari il professionista ha bisogno di determinati software particolari che sa usare solo lui e che quindi devono essere in qualche modo acquistati, adottati. Dall’altro caso, se io non ho nessuno magari che fa grafica, avrò bisogno di un tool semplice per non professionisti della grafica, un tool come Canva per chi lo conosce, un tool che mi dà dei template, mi dà dei modelli che io posso cambiare, che è semplice da utilizzare, che magari è pure localizzato in italiano per cui noi sappiamo tutti l’inglese, ma magari il collaboratore, il fornitore non non lo mastica bene, riesce comunque a gestirsi la Canva da solo in autonomia. E queste due cose, chiaramente il massimo è quando vanno insieme, cioè quando io riesco a risparmiare tempo nelle mie attività, pubblicare per esempio sui social attraverso degli strumenti e anche a risparmiare soldi. Il massimo è quando a queste due attività si aggiunge l’aumento delle performance del business che è sì una conseguenza dell’adozione di un tool, del giusto tool, chiaramente è anche un discorso strategico. Qui parliamo soprattutto di tattica, però non ci dimentichiamo mai di che non dobbiamo diventare schiavi di questi strumenti, non dobbiamo rincorrere sempre all’ultimo grido, all’ultimo acquisto. Vedremo dei software che sono vecchiotti come concezione, vecchiotti come interfaccia, ma che funzionano benissimo e vanno ancora benissimo, quindi non è necessario, anche perché in quel caso lì rincorrere l’ultimo grido del software ci fa perdere tempo o denaro. Sostanzialmente abbiamo detto che dobbiamo orientarsi, dobbiamo orientarsi in questo mondo, in questa mappa gigante di queste centinaia di migliaia, centinaia anzi migliaia di marchi che arrivano e che fanno tutto, questi strumenti digitali ci aiutano a fare tutto, social media, le immagini, i video, i podcast, pubblicano, le automation. Come si fa ad orientarci? Non esiste la ricetta perfetta, esistono alcuni consigli che provo a darvi e che si basano anche sulla mia esperienza, perché poi vedendone tanti tutti i giorni e sbagliando anche qualche volta durante il mio percorso, ho imparato a capire che sono sostanzialmente queste tre le leve che ci spingono. Il primo è identificare le esigenze del proprio business, cioè per scegliere lo strumento adatto bisogna conoscere il proprio business, non facciamoci una risata, non è banale, conoscere il proprio business vuol dire le esigenze, gli fa bisogno in quel momento, magari con un occhio anche al futuro, non troppo lontano, ma con un occhio al futuro, perché se non riuschiamo di adottare dei software che magari hanno troppe funzionalità, oppure hanno le funzionalità corrette, ma manca proprio quella di cui avevo bisogno e quindi sono inutili. Tempo perso, denaro perso. Due, cercare online opinioni e recensioni. Internet non è l’oracolo, ci sono anche opinioni e recensioni pilotate anche sui software, però chiaramente software che hanno una reputazione online più alta chiaramente offrono una sicurezza maggiore, una sicurezza maggiore soprattutto da una parte sulla consistenza dei dati, sulla riservatezza dei dati che poi andiamo a inserire dentro, dall’altra anche sulla solidità, cioè che il tool magari non chiuda in un mese o un mese e mezzo, ok? Dopo che ho imparato ad utilizzarlo. E la terza forse è la più importante, ed essere curiosi a testare, vuol dire che questi software che magari io vi sottopongo, che trovate in rete, dovete provarli sempre, provarli, tarati sulle vostre esigenze, ma provarli, cioè sporcarvi un po’ le mani. Ed essere curiosi vuol dire provare a trovarci il divertimento anche in questa cosa o la soddisfazione, attività che magari, nel cui magari impiegavo mezz’ora, magari attraverso alcune automazioni io riesco a non farle più, magari è un’attività noiosa, è un’attività ripetitiva e quotidiana, ok? Quindi sostanzialmente sono queste tre, un’analisi del business, un’analisi del tool attraverso le opinioni, le recensioni di blog specialistici, delle piattaforme che raccolgono molti tool, recensioni di tool e poi un qualche cosa invece dentro di noi, no? Cioè un aspetto di ricerca interna e di test interno.