1.1 – Introduzione alla SEO
Trascrizione
Cominciamo oggi questo percorso che ci porterà a conoscere un po’ tutti gli aspetti principali e fondamentali della SEO da qui a addirittura l’anno prossimo perché come potete facilmente immaginare l’area di corso SEO e attribuirgli la caratteristica di completo è una come dire una questione molto molto lunga, la SEO è una disciplina per usare un termine già citato da Jacopo poco fa quasi olistica che comprende un’infinità di discipline trasversali che ti portano dall’aspetto più tecnico a quello più umanistico. In questa prima lezione, due ore, affronteremo due degli aspetti principali di tutta la parte di analisi iniziale di un progetto SEO ma che come vedremo ha poi delle pesanti influenze anche su quello che è l’aspetto futuro del lavoro SEO ovvero la keyword research e il search intent, quindi l’analisi delle intenzioni di ricerca dell’obiettivo che sta nascosto dietro le query e le keyword che gli utenti inseriscono all’interno del motore di ricerca. Chiaramente faremo una piccolissima introduzione per diciamo gettare un po’ le basi sullo stato dell’arte della SEO su dove è arrivata l’evoluzione del motore di ricerca fino ad oggi ma poi ci tufferemo direttamente all’interno di queste due operazioni fondamentali per il buon esito di un progetto andando a vedere anche qualche piccolo caso specifico legato ai diversi tipi di ottimizzazione che si portano in atto quando si ha a che fare ad esempio con un blog piuttosto che con un sito di vendita online piuttosto che con un sito che ha lo scopo di generare dei lead per un’azienda. Come di consueto si parte dalle presentazioni, io sono Andrea Becchetti, per chi non mi conosce fondamentalmente lavoro in studiosamo da circa cinque anni, mi occupo di digital nello specifico di SEO da ormai quasi dieci, in studiosamo mi occupo di formazione del team esterna della gestione dei progetti e laddove serva anche di questioni operative perché comunque la SEO è una di quelle materie in cui se non ci si sporca le mani difficilmente si riesce a rimanere aggiornati e in linea con quello che sono le novità fondamentalmente che sono molte come vedremo a poco. Partiamo da qualche concetto fondamentale, com’è giusto che sia, come per ogni corso la prima cosa non può che essere una definizione, in questo caso specifico io vi vado a dare la mia definizione personale di SEO, cos’è per me la SEO e quali aspetti coinvolge e quali oneri comporta per il SEO specialist. La SEO, banalmente dall’inglese search engine optimization, è l’insieme di analisi e operazioni mirate a favorire sia la corretta indicizzazione dei contenuti in un motore di ricerca sia di contro il miglioramento del ranking di questi contenuti all’interno delle classifiche, delle graduatorie e dello stesso motore di ricerca. Una cosa molto importante che molto spesso viene sottovalutata è che il SEO oggi ha la possibilità di intervenire non soltanto sul potenziamento del ranking, quindi non si occupa soltanto di far sì che le query e le parole chiave che battezza per i suoi contenuti siano posizionati il più in alto possibile, il nostro scopo e dico nostro perché do per buono che chi sta seguendo questo corso abbia più o meno interesse nelle operazioni e operativi da SEO è quello non soltanto appunto di potenziare il posizionamento ma anche di far sì che tutte quelle operazioni che stanno prima del posizionamento ovvero l’indicizzazione e l’analisi dei contenuti web favoriscano il motore di ricerca nel portare in indice i contenuti con le giuste parole chiave. Chiaramente quando parliamo di google non possiamo che far riferimento ai fattori di ranking, i fattori di ranking sono tutta quella serie di informazioni che il motore di ricerca più o meno direttamente ci fornisce e che hanno un’influenza nel far accrescere il posizionamento di un sito web. Facciamo un piccolo passo indietro e iniziamo a guardare un pochino di lessico fondamentale, qui ho estrapolato alcuni dei principali termini che useremo all’interno del corso altri poi li approfondiremo chiaramente nel corso delle successive lezioni in modo tale che nessuno si perda diciamo dei concetti legati a queste slide, partiamo dal concetto base di SEO che è la keyword, la keyword generalmente è una parola traducibile come parola chiave che è identificata da un singolo termine, parliamo di keyword quando facciamo riferimento a Roma, a scarpe, a SEO e a tutti quei termini singolari. La query è un insieme di più keyword che attribuisce un senso più definito della keyword in sé e generalmente va a fornire anche qualche indicazione di contesto al crawler del motore di ricerca che va a fare la scansione e l’analisi delle pagine. Parliamo di SERP facendo riferimento alla pagina di risposta del motore di ricerca letteralmente sarebbe search engine result page quindi la pagina che google o qualsiasi motore di ricerca, Yandex, Bing o altro, ci restituiscono dopo aver digitato all’interno di una query box quindi il punto successivo, la barretta che sta nella home page del motore di ricerca, una specifica query o una specifica keyword quindi query box barra in cui si digitano le parole chiave SERP la pagina dei risultati della ricerca che chiaramente viene modificata e cambia sempre in base alla tipologia di query che viene inserita nella query box. Quando parliamo di crawler parliamo anche volendo di bot, robot o spider sono più o meno tutti sinonimi stiamo parlando di un software del motore di ricerca che si occupa della scoperta e della scansione di tutti i contenuti che sono all’interno del web, si sposta da link al link quindi si sposta di pagina in pagina seguendo i link veri e propri di navigazione e segue diciamo tutta una serie di operazioni che vanno dall’appunto scoperta, il download della pagina, la sua interpretazione, vedremo più avanti poi in quale diciamo ordine temporale. Fattori di ranking, indicizzazione ranking li abbiamo accennati prima, li approfondiremo subito dopo, sono letteralmente il processo di inserimento in indice dei contenuti da parte di un motore di ricerca e la classificazione dei contenuti in relazione a un set di query sempre da parte del motore di ricerca. I fattori di ranking sono quei fattori che tendono a influenzare positivamente il posizionamento di una pagina di un contenuto in relazione a determinate query, google analytics e google search console che oggi citeremo soltanto e li approfondiremo più avanti nella loro funzione di supporto diciamo al SEO, sono quegli strumenti che rispettivamente si occupano di aiutare a leggere il traffico che entra sul sito web analytics e analizzare dall’interno il sito web secondo la prospettiva che google ha di questo sito stesso, search console, ok questo è una sorta di lessico essenziale che vi accompagnerà diciamo per tutta questa prima lezione ma anche per molte delle successive. Partiamo dai concetti più importanti, come vi dicevo all’inizio oggi facendo SEO se si vuole fare SEO non si può considerare soltanto il ranking che è un po’ quello che tutti i SEO dagli albori dell’ottimizzazione per il motore di ricerca hanno inseguito, bisogna necessariamente tenere a mente che indexing e ranking sono due cose ben diverse che occorrono nel processo in due fasi ben diversi e quindi devono seguire delle prospettive lavorative ben diverse, dibattiamo l’indexing è la messa in indice è un processo che il motore di ricerca fa da solo, il crawler una volta che ha trovato una pagina seguendo un link la scaricata e l’ha analizzata se la mette nell’indice non siamo noi a indicizzare un sito, è inutile e sbagliato considerare utilizzare indexing e ranking quindi indicizzazione e posizionamento come due sinonimi perché non lo sono, l’indicizzazione è un processo che salvo i nostri errori di bloccaggio del sito quindi salvo che noi andiamo erroneamente a impedire a un crawler di visitare un nostro sito, l’indexing è un processo che ogni motore di ricerca fa in maniera completamente spontanea, noi possiamo velocizzarlo e vedremo poco più avanti come fare. Il ranking di contro è un’operazione che fa il motore di ricerca anche in questo caso fa spontaneamente ma chiaramente può essere aiutata, facilizzata e velocizzata andando a sfruttare tutti quei fattori di ranking conosciuti e quelli che si riesce a ipotizzare tramite l’operazione e l’esperienza e per fare in modo che i singoli contenuti dei nostri siti web ranchino quindi si posizionino per le query che a noi interessa che abbiamo battezzato a priori in modo migliore dei nostri competitor. Una cosa molto importante di tenere sempre a mente è che dobbiamo parlare non tanto di siti web quando parliamo di SEO ma di singoli contenuti, è chiaro che un sito web più è ottimizzato nella sua totalità e più avrà possibilità di accumulare trust agli occhi del motore di ricerca e di conseguenza di attirare link, di andare in ranking per tanti contenuti però è anche importante ricordare che quando noi parliamo di posizionamento stiamo parlando di un documento web quindi di un contenuto che può essere testo o un qualsiasi altro media che va ad essere inserito in un indice di ricerca di un motore di ricerca e va a posizionarsi in relazione a determinate query quindi l’associazione corretta sarebbe sia macro cioè dobbiamo ottimizzare tutti gli aspetti del sito in modo tale che questo vada in indice bene, sia micro dobbiamo ottimizzare anche tutti i singoli aspetti del nostro sito web quindi singoli contenuti in modo tale che nel complesso il nostro sito risulti autorevole. Come funziona Google? Facciamo una piccolissima diciamo d’esamina del funzionamento del motore di ricerca come vi dicevo poco fa la prima fase generalmente è quella della scoperta e della scansione, il google bot naviga il web partendo da vari punti di accesso ma generalmente seguendo i link di navigazione che è quello che rende internet così diciamo facilmente condivisibile, scansiona, si sposta tramite link e scopre dei nuovi contenuti. A questa fase di scoperta corrisponde una fase di download del codice della pagina e di analisi del contenuto di questa pagina quindi il motore di ricerca, il crawler del motore di ricerca va ad analizzare tanti elementi presenti nella pagina tra cui ad esempio i contenuti. In base ai contenuti e all’analisi che ha fatto lui mette nel suo indice questo contenuto associandolo in maniera più o meno importante alle query che identifica come predominanti all’interno del contenuto. Per ogni query chiaramente il motore di ricerca ha una lista di pagine pre organizzata per autorevolezza tra virgolette che ritiene più o meno opportuno mostrare all’utente nel momento in cui l’utente decida quella specifica query. Questa fase qua è tutto quello che succede prima che un utente dia il via al processo di ranking, perché vi dico questo? Perché il processo di ranking vero e proprio parte in una seconda fase quando l’utente digita una query, perché in questo punto qui il motore di ricerca fa un calcolo estremamente elaborato che parte dalla pre-indicizzazione, scusatemi, dal pre ranking che ha fatto in fase di indicizzazione e va poi a incrociare l’autorevolezza dei singoli contenuti con tutta una serie di fattori identificati sul momento, quindi l’affluenza di link dall’esterno, quindi eventuali menzioni o citazioni che rendono quel contenuto più autorevole rispetto agli altri e via dicendo. Tutto questo avviene in una frazione di secondo al termine della quale noi abbiamo una SERP, quindi abbiamo una pagina di risposta che contiene i risultati alle nostre domande ordinata secondo quello che per il motore di ricerca è il contenuto più autorevole verso quello meno autorevole, quindi in termini qualitativi discendenti. Prima della query, scansione, download, analisi, indicizzazione e pre ranking, quindi ranking che non considera tra virgolette i fattori esterni, dopo la query dell’utente, ranking vero e proprio totale e risposta organizzata nella SERP. Questo grosso modo, molto semplificato, è il processo di generazione delle SERP da parte del motore di ricerca. Parlando di indexing, quindi tornando a parlare di messa in indice dei contenuti da parte di un motore di ricerca, il SEO Specialist può fare attenzione ad alcune cose. Primo, a livello global, può fare in modo che i contenuti che non gli siano di interesse lato organico vengano esclusi dall’indice di ricerca, andando a limitare la quantità di risorse che il motore di ricerca dovrebbe scansionare. A volte in questi casi less is more, se io su un sito web ho dei contenuti che a me non serve mettere in indice perché so già che l’utente non li cercherà in una SERP del motore di ricerca, allora può aver senso mettere questi contenuti fuori dall’indice segnalandolo al motore di ricerca. In secondo luogo l’indexing cosa mi permette di fare? Mi permette di organizzare i contenuti strutturalmente con un’architettura ben definita che vada dal macro al micro e che permetta al motore di ricerca di capire qual è l’ordine logico con cui è necessario che lui scansioni e metta in indice di rilevanza ai singoli contenuti. Inoltre con un corretto procedimento di indexing io posso favorire come dire l’indicizzazione, lato crawler, dei miei contenuti per tutte le query o comunque per il maggior numero di query per cui mi interessa che quei contenuti vadano in indice. L’indexing è la fase pre, è la fase che noi possiamo influenzare soltanto nel momento in cui il contenuto viene messo online e il motore di ricerca lo scopre. Di contro quando parliamo di ranking, quindi la seconda fase quella che avviene dopo la digitazione della query da parte dell’utente, il ruolo del SEO è quello di far sì che il trust, quindi la fiducia che il motore di ricerca dà ai singoli contenuti aumenti il più possibile e il più possibile in maniera che seppure artificiale, perché fondamentalmente il nostro lavoro è un tentativo light e più o meno borderline di manipolare un algoritmo, seppure in maniera artificiale risulti quanto più naturale possibile, come sfruttando i fattori di ranking. I fattori di ranking possono essere usati nelle attività di home page, quindi tutte quelle che vanno a generare l’ottimizzazione delle singole pagine come i meta tag, il title, la description e via dicendo, il testo, gli heading tag e tutti gli elementi all’interno del singolo contenuto, sia andando a toccare tutti quei fattori che influenzano dall’esterno il sito web, quindi fondamentalmente parliamo di attività di link building, quindi costruzione di profili backlink per i nostri contenuti che ne aumentino l’autorevolezza, o attività di digital PR che generino o comunque semino citazioni e menzioni anche senza link all’interno del web portando l’utente a conoscere il nostro nome, l’utente è ovviamente il motore di ricerca. Partiamo da un’altra piccola introduzione che ci tornerà molto utile all’interno della keyword research e dell’analisi del search intent, che sono i due macro argomenti che affronteremo oggi. Lo scopo del motore di ricerca è ovviamente fornire all’utente la miglior risposta possibile sulla base della domanda che è stata posta, quantomeno questo è l’obiettivo del motore di ricerca nelle SERP organiche, quando parliamo di SERP organica parliamo di risultati che non sono influenzati dagli annunci e non ci sono quelli che generalmente in una pagina dei risultati di google trovate in alto in basso o nella desktop, nella sidebar laterale con google shopping, tutto quello che non è generato da un annuncio è detto organico. Il concetto di domanda lato SEO è molto complesso, vedremo fra poco come è evoluto questo aspetto, ma in via preliminare possiamo considerare che la domanda generalmente può essere riassunta con tre macro concetti. La keyword, come dicevo all’inizio di questo nostro viaggio, è la parola chiave per eccellenza, è un termine nella sua forma più pura e generica che non porta con sé un’indicazione contestualizzata specifica, ad esempio una query può essere Roma, può essere Parigi, può essere viaggio, può essere scarpe, può essere ricette, tutto quello che in sé per sé è così generico che è difficile comprendere anche per un uomano, quindi figurarsi come un motore di ricerca, esattamente che tipo di informazione l’utente possa volere. Più specificatamente quando invece noi accorpiamo più keyword, quindi più termini estremamente generici, andiamo a fornire al motore di ricerca e all’utente un’indicazione più contestualizzata di quello che stiamo cercando, quindi parliamo di query come cosa vedere a Roma, Parigi in tre giorni, scarpe da Dennis Adidas, ricetta della carbonara romana e via dicendo, più diciamo le query si arricchiscono di keyword e forniscono un contesto completo alla parola chiave messa nella query box, più il motore di ricerca è in grado di capire qual è l’intenzione che sta dietro a quella ricerca specifica. Dulcis in fondo il topic o intent fondamentalmente è l’insieme di tutte quelle query di ricerca che possono essere associate, seppur digitate in maniera differente, allo stesso obiettivo da parte dell’utente. Il search intent dello specifico lo approfondiamo nella seconda parte di questa lezione, ma per darvi già un’introduzione al concetto, quando parliamo di intent parliamo dell’obiettivo univoco, cioè quante query portano alla stessa SERP e di conseguenza quante query racchiudono la stessa necessità da parte del motore di ricerca. Il search intent è quello che ha rivoluzionato la SEO nel corso degli ultimi dieci anni, perché? Perché ha fatto sì che il motore di ricerca cominciasse a fare un’analisi non soltanto legata alle parole in sé per sé, ma anche a tutto quello che le parole si portano dietro a livello di significato e di contesto. Ora, cosa è cambiato nella SEO dalle sue origini ad oggi? Chi di voi ha cominciato, diciamo si è avvicinato alla SEO agli inizi della metà del 2000, possiamo dire, sa benissimo che tempo fa era molto più facile andare a posizionarsi nel motore di ricerca, prima perché ovviamente la composizione era molto più bassa rispetto ad oggi e il settore era molto meno saturo, in secondo luogo era comunque più semplificato perché? Perché Google non comprendendo bene il contesto che si nascondeva dietro alle keyword o alle query, tendeva a mettere in indice contenuti diversi per parole che avevano lo stesso obiettivo. Non era inusuale trovare ad esempio due SERP differenti per delle ricerche come luoghi da visitare a Roma e cose da vedere a Roma, ad esempio. Non comprendeva quello che c’era dietro la parola chiave, non lo comprendeva bene quantomeno, faceva un matching dei termini riportati all’interno dei contenuti e tramite l’autorevolezza portata ai link esterni li posizionava. Non era difficile appunto trovare, questa è una SERP del 2009, un reperto molto storico, non era difficile che le pagine di risposta fossero ottimizzate solo ed esclusivamente per la parola chiave che l’utente aveva cercato, o meglio si ottimizzava il contenuto per una singola parola chiave e solo i contenuti che comprendevano quella parola chiave andavano a posizionarsi in maniera efficace. Come vedete da questa SERP non c’è un title o una description che non abbiano al loro interno la chiave visibilità sito, che è esattamente quello che si è cercato in questa analisi qua. Se perdiamo questa immagine è finita perché è un’immagine che risale a 11 anni fa e è il modo migliore per far capire l’evoluzione della comprensione dei termini del motore di ricerca dal 2009 al 2019 2020. Quali sono stati i principali aggiornamenti algoritmici fatti dal motore di ricerca? Il primo tentativo di comprensione dei contesti è knowledge graph, lo conoscete tutti, lo vedete in tutte le SERP specialmente in quelle più informative. Perché è importante questo aggiornamento algoritmico? E’ importante perché è stato il primo vero tentativo di Google di cercare di associare a delle parole dei significati che gli dessero un riscontro univoco di che cosa si stava parlando. Cosa significa questo? Significa che hanno cominciato a marcare le parole in modo tale che il motore di ricerca imparassi a riconoscerle. Colosseo cos’è? E’ un monumento. Roma cos’è? E’ la capitale dell’Italia. Tutte queste entità che sono state create avevano delle proprietà che andavano poi a intrecciarsi fra loro creando una ragnatela di conoscenza, appunto il knowledge graph, il grafo della conoscenza, che permetteva al motore di ricerca di riuscire più o meno facilmente, chiaramente parliamo del 2012 quasi dieci anni fa, però riusciva più o meno facilmente a capire di che cosa si stava parlando. E’ stato il primo passo verso questo movimento qua. Il secondo è stata la vera e propria rivoluzione dell’algoritmo della search di Google che è stato Aminbird. Aminbird è stato il primo tentativo che si basava su knowledge graph e su tutta una serie di database di informazioni del web che ha cercato di comprendere le intenzioni di ricerca degli utenti nascosti dietro le singole query che digitavano. Non cercava di capire soltanto la parola in sé, quindi cosa significa scarpa, ma anche quale potesse essere il contesto inserito all’interno di una query specifica che si nascondeva dietro quella parola. Quindi un utente che cerca scarpe da Dennis cosa vorrà fare? Vorrà scoprire modelli più belli? Vuole comprarle? Chi lo sa? Aminbird nacque da lì, da tutto il processo di knowledge graph costruito già dall’anno prima e dall’unione di questo knowledge graph con tutti i database di informazioni disponibili del web. E’ evoluto ulteriormente nel 2015, nel 2015 il search intent era già molto avanzato, era molto facile trovare che le SERP fossero più precise e non riportassero esattamente le parole chiave al loro interno. Rankbrain cominciò ad avere come dire il controllo anche se ancora in via elementare ad esempio dei sinonimi, se io scrivevo scarpe o calzature Rankbrain cominciava già a capire piuttosto bene che scarpe e calzature erano due termini che semanticamente, questo è un termine semantica che ricorrerà spesso nella SEO di oggi, erano accomunati da un significato comune. Se volete poi approfondire queste nozioni ho linkato all’interno dei principali aggiornamenti algoritmici delle fonti molto importanti, questo è Bill Slasky che è uno dei SEO d’oltreoceano più famosi e riconosciuti nel mondo SEO e quello sotto è il libretto, il documento google ufficiale che spiega esattamente come funziona Rankbrain. L’ultimo dei veri aggiornamenti algoritmici quello che ha creato più scompenso è BERT, BERT è un’intelligenza artificiale che lavora offline e che si occupa di effettuare sostituzioni alle query che gli utenti posizionano nella query box, che significa questo? Significa che su un set di parole chiave cercate dagli utenti nell’arco di un determinato periodo, google offline fa dei test e sostituisce le SERP dando il risultato della parola che lui ha messo nella sostituzione, ad esempio se io cerco scarpa da tennis, google proverà a restituire all’utente la query che esce con calzature da tennis e valuterà in base al comportamento dell’utente se ha trovato o meno giusta quella SERP, se quel sinonimo o quella variante semantica è giusto usarla con scarpe o meno, questa è chiaramente una grossa esemplificazione però il significato qual è? È che BERT sta cercando di comprendere non soltanto i sinonimi, le varianti, le periferice, tutto quello che è vicino, sta cercando proprio di cogliere le sfumature del linguaggio in modo da fornire all’utente sempre la soluzione migliore al suo problema, il problema è quello che chiaramente viene spesso dalla query, chiaramente google fa aggiornamenti algoritmici in maniera costante e frequente, addirittura John Mueller che è uno dei portavoci principali di google, affermò due o tre anni fa che google faceva cambiamenti algoritmici minori più volte al giorno per correggere bug, difetti, errori che si accorgono di essere presenti nel ranking delle SERP e via dicendo, questa cosa ha portato, come vi anticipavo prima, siamo passati dal concetto di una keyword per pagina, quindi scarpe da tennis è una pagina, calzature da tennis è un’altra pagina, al concetto di un intent per un contenuto, ora che il motore di ricerca è molto più avanzato nella comprensione del contesto che sta dietro le query per cui noi ottimizziamo i contenuti, è giusto ed è corretto e non può essere altrimenti, ottimizzare i singoli contenuti del sito web per search intern, ovvero andando ad identificare tutte quelle query che per il motore di ricerca l’utente digita quando vuole la soluzione a un problema, questo da cosa si manifesta oggi, dal fatto che se cerchiamo la stessa query che abbiamo cercato nel 2009, cioè visibilità sito, la parola visibilità probabilmente non esce neanche più, troviamo delle parole chiave che hanno un significato tra virgolette sinonimico, non tanto a livello semantico ma a livello di concetto, chi cerca visibilità sito è probabilmente interessato ad aumentare il posizionamento del sito web, ad aumentare le visite sul sito web, perché visibilità può essere tra virgolette tradotta come più visite, come apparire ai primi posti di google che è uno degli strumenti che si utilizza per aumentare le visite, non è più il ranking della singola pagina e la presenza della parola chiave nella singola pagina a determinare chi è migliore, ma tutto l’insieme del contenuto delle query che portano a formare un testo accompagnato chiaramente a tutti gli altri fattori di ranking che vengono sfruttati per migliorare l’ottimizzazione, siamo passati quindi da una parola chiave una pagina a un’intenzione di ricerca, un topic determinato, un contenuto che lo esaurisca completamente. Quindi come interveniamo in questo carosello di ricerca di parole, unione di parole, separazione, possiamo intervenire in due modi ok, dato indexing dobbiamo cercare i punti d’accesso organici, i punti d’accesso organici cosa sono? Sono le necessità degli utenti, quante necessità degli utenti io posso esaurire con il mio prodotto, con il mio servizio o con le informazioni che fornisco sul mio sito, con quali query gli utenti vanno a cercare quei punti di accesso nel motore di ricerca ok, lato ranking nel momento in cui io identifico queste query e genero un tot di contenuti ognuno suddiviso per il suo search intent che comprende il suo numero di query devo andare a ottimizzare tutti questi singoli contenuti per la maggior parte o tutte le query che ho trovato destinate a ciascun contenuto ok, questa è la parte più importante per eliminare del lavoro SEO non fare questa parte qui significa presumibilmente affidarsi al caso quindi andare a cercare di posizionarsi un po’ random senza avere esattamente davanti il proprio obiettivo e quindi si traduce nel 90% dei casi specialmente nei settori più competitivi e ormai il web è quasi tutto competitivo in una perdita di tempo e di soldi se ci si sta investendo ok, questo è il workflow, una roadmap diciamo molto essenziale di quello che si fa nei processi che si mettono in atto per l’ottimizzazione sui motori di ricerca, si comincia sempre con un’analisi delle query, si passa subito dopo all’analisi del search intent su queste query quindi prima quantità si trovano i volumi di ricerca delle parole chiave perché comunque mi serve trovare delle parole che effettivamente portino traffico che effettivamente siano usate dagli utenti, in secondo luogo parte qualitativa del lavoro mi devo occupare del search intent ovvero andare a mescolare a distribuire queste parole chiave queste query a seconda degli intent più o meno comuni che hanno fra di loro, questo lo approfondiamo nel corso della lezione ovviamente, passo poi alla strutturazione macro quindi definirò una struttura, definirò una priorità dei contenuti, definirò tutta una serie di tassonomie inclusive quindi categorie dal macro al micro per poi riempire queste categorie dal macro al micro con le ottimizzazioni on page ovvero andando a dare la spinta giusta ad ogni singolo contenuto per far sì che ranking il miglior modo possibile, passiamo poi chiaramente al monitoraggio perché noi facciamo un lavoro che come si sa bene generalmente se fatto in sicurezza quando si lavora per i clienti non si può per forza troppo testare ma bisogna andarci un po’ coi piedi di piombo, facciamo un lavoro che ha una risposta a 2-3 mesi, 4-5 se il settore è molto competitivo risposta sensibile, quindi io devo monitorare che quello che ho fatto abbia il risultato che volevo, se non ce l’ha devo intervenire e correggere gli eventuali errori o quello che io creda stia penalizzando tra virgolette il ranking del mio sito, ok? Quindi questa parte qua in realtà è molto ciclica perché faccio l’analisi delle query, le analizzo lato intent, ottimizzo la struttura, ottimizzo le pagine, controllo, va bene ok vedo se posso spingere più su qualcosa, c’è qualcosa che non va bene, ricomincio da capo, ho sbagliato le query, le ho strutturate male, ho toppato a leggere il search intent tra un set di query da una parte e un set di query dall’altro e via dicendo. Tutto questo che è un po’ più la parte tra virgolette umanistica della SEO si sposa ovviamente con una parte altrettanto fondamentale e imprescindibile che è tutta la parte di analisi tecnica, ok? Lavoriamo nel web, stiamo parlando di siti web, quindi i siti web devono rispondere a dei segnali che si chiamano Core Web Vitals che rendano l’esperienza dell’utente sul web eccellente, i siti banalmente devono essere configurati dato server in maniera impeccabile, non dobbiamo avere errori, non dobbiamo avere blocchi inaspettati che impediscono al crawler di entrare, dobbiamo avere delle pagine scattanti performanti che non ci mettono troppo a caricare e che viste da mobile o da desktop sono comunque fruibili, di contro molto spesso ma questo è molto dipendente anche dal budget che ti dà il cliente o dal tuo budget se è un tuo progetto personale, sarà presumibilmente necessario anche ricorrere a delle ottimizzazioni off-site, quindi far cosa sulla base delle query che si è trovato e che si è deciso di puntare, quindi l’obiettivo per me è posizionarmi in quei search intent con quelle query lì, sulla base di questi dati che io ho ricavato nella fase di analisi vado poi a strutturare l’attività di lean building che dovrò fare nel corso di 3, 4, 5, 6 mesi, un anno continuativamente per far sì che i contenuti che faticano di più ad andare in posizionamento per me profittevole riescono ad avere quella spinta in più per raggiungere il risultato, questo è un poi il workflow alla fine la SEO esemplificando molto si riduce a questa tipologia di attività qua dentro ciascuna di queste attività c’è un mondo di informazioni da imparare, test da fare, esperienza da mettere su nelle lavorazioni quotidiane e via dicendo.