Lezione 1 di 5
In Corso

1.1 – Introduzione: cos’è la visual communication

Domenico Boccone 1 Giugno 2025

Trascrizione

Allora buongiorno a tutti e bentornati in Academy, bentornati a questo pomeriggio formativo che condivideremo insieme su Studio Samo Pro. Io sono Erika Ferrero, mi presenterò tra un attimo e il tema che tratteremo insieme questo pomeriggio è quello che vedete a pieno schermo, quindi parleremo di visual strategy per l’advertising. Per quelli di voi che non mi hanno ancora incrociata lungo la propria strada professionale o magari in aula durante quelli che sono stati gli appuntamenti live e in presenza, io sono una personal brander, mi occupo di comunicazione visiva applicata a quelli che sono le strategie aziendali e dei singoli professionisti. In particolare mi occupo di formazione per Studio Samo, troverete diversi corsi in Academy rispetto a quelli che sono i temi che vi ho anticipato, quindi da un lato il personal branding, dall’altra la comunicazione visiva e in particolare poi ci possiamo anche ritagliare del tempo per quanto riguarda poi delle considerazioni più legate all’uso delle piattaforme che sono più o meno date per quanto riguarda la comunicazione personale e professionale, sempre in un’ottica di gestione del marchio e di strategia di comunicazione efficace. Come vedete ci sono i miei riferimenti Linkedin quindi potete comunque sempre raggiungermi, potete scrivermi, ci possiamo confrontare anche a posteriori rispetto a quello che è il corso di oggi. Allora ci prendiamo un attimo per introdurre quelli che sono i temi che andremo a toccare nel pomeriggio durante lo svolgimento di questo corso e probabilmente vi è capitato già di incrociare questa descrizione che comunque è associata al corso stesso per cui parleremo appunto di visual advertising ma parleremo soprattutto in questo contesto di quella che è la comunicazione visiva applicata alla strategia pubblicitaria. Allora la premessa rispetto a quella che la mia attività professionale è doverosa perché come vedrete nel corso di questo pomeriggio non ci soffermeremo tanto su quelli che sono gli aspetti più tecnici dell’utilizzo delle piattaforme pubblicitarie perché per queste tematiche, per questi approfondimenti ci sono come sapete altri professionisti che hanno realizzato un certo numero di corsi che vengono erogati e che sono disponibili poi per la fluezione quindi noi andremo comunque a parlare di piattaforme ma dal punto di vista dei contenuti visivi quindi in termini di strategia applicata a quello che è l’ADV per quanto riguarda l’immagine che poi arriva a quello che il nostro utente finale perché come sapete di fatto piattaforme come Google Ads, Facebook Ads e anche altre soluzioni pubblicitarie richiedono tutta una strategia di fondo che coinvolge diverse tipologie di professionisti che mettono a disposizione insomma del cliente finale o del professionista coinvolto la propria esperienza. Il discorso come dicono quelli bravi è che all’utente finale quello che arriva non è tanto la nostra strategia ma è il banner molto spesso quindi oggi parleremo di questo, parleremo di annunci illustrati, parleremo di comunicazione visiva e quindi faremo un attimo una panoramica per ricordare tutti insieme quelli che sono gli elementi che costituiscono la comunicazione fatta attraverso le immagini e poi andremo ad applicarla il più concretamente possibile con degli esempi che spero siano calzanti rispetto alle esigenze di ciascuno di voi nel contesto proprio dell’ADV e di una strategia poi aziendale mirata al raggiungimento di quello che l’utente finale che è del target finale. Parliamo quindi per cominciare di quella che è la comunicazione visiva, troverete definizioni più o meno accademiche un po’ su tutti i portali che parlano di comunicazione, l’aspetto che ci interessa soprattutto oggi qual è? E’ quello legato al fatto che la comunicazione visiva è costituita da elementi che non sono tanto immateriali quanto piuttosto riconoscibili per cui se parliamo di comunicazione attraverso le immagini in una strategia di comunicazione di questo tipo stiamo proprio parlando di caratteri tipografici, colori riconoscibili, il logo della nostra azienda che deve essere sempre presente come vedremo all’interno di una comunicazione coerente e soprattutto questi elementi vanno inclusi e previsti all’interno della progettazione della produzione di quelli che sono poi i materiali che vengono utilizzati nell’ambito della pubblicità e della promozione in un ambito più strategico. Quindi la promessa è doverosa perché oggi parleremo di questo, parleremo quindi di colori, di riconoscibilità del marchio all’interno del processo pubblicitario e del raggiungimento di quello che è il nostro pubblico. Quindi non tanto da un punto di vista tecnico ripeto perché come sapete i corsi di Google Ads sono tenuti da un altro professionista in Academy, Facebook Ads stesso discorso e non solo come vedremo. Quindi ritagliamoci lo spazio per ragionare proprio in termini di immagine e di applicazione della stessa. Allora quando vi parlo di strategia pubblicitaria e di applicazione della comunicazione visiva che cosa intendo? Nel concreto, quindi nel mondo di tutti i giorni, nel mondo materiale neanche quello digitale parlo proprio di quello che vedete. Quindi parlo di tante aziende che attraverso le proprie insegne e attraverso le proprie strategie, i propri materiali pubblicitari più o meno tradizionali dialogano con quello che è il proprio pubblico, dialogano con noi che siamo dei consumatori al fondo e allo stesso modo se noi siamo parte di una strategia pubblicitaria siamo noi a dover comprendere quello che è il processo che porta a dialogare l’azienda con il consumatore finale. Allora nel corso del tempo con la crescita, insomma con l’espansione un po’ dell’industria pubblicitaria, di quella che è proprio la crescita industriale e la moltiplicazione dei prodotti, che cosa è successo? E’ successo che se inizialmente e quindi stiamo parlando davvero agli albori dell’umanità era sufficiente adottare un banditore che all’arrivo della merce comunicava a quello che era il pubblico che era arrivato quel tipo di prodotto, con l’espandersi dell’industria e con la moltiplicazione dei prodotti abbiamo dovuto come professionisti e come aziende specializzarci e ingegnarci per fare che cosa, per diversificarci e per raggiungere in maniera più efficace quello che è un pubblico che siamo andati a definire e a identificare. Quindi che cosa ci raccontano queste immagini, queste insegne? Ci raccontano prodotti che magari abbiamo usato e che abbiamo conosciuto. Perché? Perché quando noi parliamo di branding e necessariamente faremo alcune citazioni nel corso del pomeriggio di oggi, noi andiamo a parlare di che cosa? Di un legame, del legame che esiste tra l’utente e la sua esperienza con quella tipologia di azienda. Quindi nel momento in cui io guardo il logo di Shell o guardo il logo di Coca-Cola, probabilmente se, come dire, stimolano in me un qualche tipo di sensazione, significa che io ho un legame, un legame affettivo o commerciale con quel tipo di prodotto, perché ho fatto una mia esperienza, quindi ho testato quel tipo di prodotto, ho scelto di utilizzarlo piuttosto che no, come dire, ho dei trascorsi, ho davvero un tipo di legame che nel corso del tempo può essere modificato, può essere migliorato o può essere fidelizzato. Quindi capite che quando noi stiamo parlando di pubblicità e stiamo parlando di strategia e di comunicazione, stiamo parlando di qualcosa che va un po’ oltre la semplice definizione di un banner pubblicitario o, come dire, la capacità che abbiamo o meno di mettere in piedi una campagna pubblicitaria. Parte tutto da prima, quindi parte un po’ da quello che è l’obiettivo, come sempre, della nostra azienda. Allora, scegliendo proprio quella che è una delle aziende che abbiamo citato, per cui citando la sempre nota Coca-Cola, scelgo di farlo per quale ragione? Per due motivi in particolare. Prima di tutto perché, certo, è un’azienda molto conosciuta, il fatto di essere conosciuta e di essere presente sul mercato da quasi 150 anni, che cosa ha comportato? Ha comportato il fatto che quest’azienda, come quelle più longeve, presenti comunque nel mercato che noi conosciamo, queste tipologie di azienda che cosa hanno fatto? Non solo hanno fidelizzato i propri clienti, ma hanno fatto esperienza. Quindi hanno provato, hanno testato strategie pubblicitarie che in alcuni casi hanno funzionato e altre volte invece no. E parliamo non solo ovviamente di quello che noi conosciamo oggi e che percepiamo come strategia pubblicitaria digitale, ma parliamo proprio di quello che vedete, quindi parliamo in tempi più lontani rispetto ad oggi di affissioni, quindi di pubblicità davvero tradizionale. Quando vi dico che è importante partire da esempi molto noti, lo faccio per una ragione, perché, come vi dicevo appunto, le aziende che hanno più anni alle spalle hanno avuto la possibilità di testare e di sbagliare, di imparare dai propri errori e di rimediare nel corso del tempo. Noi possiamo imparare dall’esperienza di altre grandi aziende, soprattutto se fanno parte del nostro mercato di riferimento, ma possiamo anche imparare davvero qualcosa rispetto ad ambiti più generali. Allora una curiosità che ho trovato rispetto a Coca-Cola e che volevo condividere con voi è questa. Il prodotto di punta naturalmente dell’azienda è la bottiglietta con l’insegna rossa e bianca che vedete anche in questa slide. La curiosità non si riferisce tanto a Babbo Natale, ma ne parleremo tra un attimo, quanto al fatto che sul mercato esistono diverse tipologie di prodotto, quindi nel momento in cui, come vi dicevo, i prodotti si sono moltiplicati e le aziende, allo stesso modo, hanno dovuto scegliere come confrontarsi con la concorrenza, per lo più quello che magari era un prodotto, l’unico prodotto di un’azienda, ha dovuto diversificarsi e questo è successo perché? Per seguire diversi target di riferimento. Allora è poco noto, però la Coca-Cola Zero, per esempio, era un prodotto progettato e pensato esclusivamente per un pubblico maschile. L’errore, in questo caso, da parte dell’azienda è stato riferito al lancio pubblicitario. Perché? Perché inizialmente la confezione della Coca-Cola Zero non era nera, ma era bianca. Quello che è successo al momento del lancio di test è che il pubblico maschile per cui era pensato questo tipo di prodotto, semplicemente ha ignorato quello che era il prodotto sugli scaffali del supermercato. E perché è successo? È successo perché quel tipo di prodotto, in particolare, veniva percepito come femminile. Quindi, nonostante tutti i capitali a disposizione di un’azienda come Coca-Cola, nonostante tutta l’esperienza, vedete che sbagliare e rimediare fa parte anche di un processo pubblicitario e di un efficace processo di comunicazione. Quindi, capito qual era l’errore, non si è cambiato il prodotto, si è cambiata la confezione e quindi la riconoscibilità è diventata più efficace e adesso sugli scaffali noi troviamo da un lato la Coca-Cola Light, che è quella pensata per un pubblico più femminile, e la Coca-Cola Zero, che dalla Coca-Cola proprio è stata pensata per un pubblico maschile. C’è naturalmente una quarta opzione, che è quella con Stevia, che è quella verde, che ricalca ancora una tipologia di target diverso e quindi tutte le comunicazioni, come dire, il flusso pubblicitario e comunicativo di questa azienda, sono stati tagliati e pensati espressamente per un target specifico. Questo perché? Perché le aziende che producono bevande gassate sono tante, si fanno concorrenza tra di loro e soprattutto ci sono tantissime aziende che tentano di copiare quello che il prodotto Coca-Cola. E qui devo dire che negli anni 30, quando la pubblicità come la conosciamo noi ha iniziato ad essere in qualche modo teorizzata e messa in pratica in maniera forte, decisa, davvero quasi aggressiva, sono nati questi manifesti. Quindi per me è sempre molto curioso soffermarmi su questo concetto, perché quale altra azienda avrebbe avuto il coraggio di associare il proprio prodotto ad un’icona pop come Babbo Natale? È un rischio a volte, perché o c’è un giusto equilibrio oppure uno dei due soverchia l’altro. Magari la curiosità che avete è se è vera o meno questa leggenda secondo cui il colore di Babbo Natale sia stato decretato dalla Coca-Cola perché si abbinava meglio a quelli che sono i colori dell’etichetta. Bene mi dispiace purtroppo deludervi, ma è una falsa notizia, perché sebbene sia vero che Babbo Natale nasceva verde o meglio il suo abito ornato di pelliccia inizialmente fosse verde, sono state altre aziende proprio nello stesso ambito, quindi quello delle bibite, a cominciare a vestirlo di rosso. Quindi c’è tutta una iconografia e una storia dell’immagine che raccontano come Babbo Natale sia passato dall’essere prevalentemente verde ad essere invece vestito di rosso. Quello che ha fatto la Coca-Cola è stato diciamo consacrare questo tipo di abbinamento cromatico perché nel momento in cui l’azienda ha scelto attraverso le proprie ricerche di mercato ovviamente quali fossero i soggetti, le forme comunicative più adatte per valorizzare l’etichetta del proprio prodotto e ha scelto Babbo Natale in questo contesto diciamo che ha sdoganato l’abbinamento rosso e bianco che adesso come dire noi in qualche modo arriviamo addirittura ad associare davvero al personaggio e non viceversa. Diciamo che la scelta strategica aziendale è stata quella in qualche modo di avvallare questo mito all’interno del del mercato merceologico, ma non è la Coca-Cola che ha colorato di rosso Babbo Natale, diciamo un un’esigenza cromatica efficace che ha valorizzato entrambi i prodotti se volete intenderlo come prodotto commerciale. Quindi questa una panoramica davvero introduttiva rispetto a quelli che possono essere i tanti risvolti della comunicazione attraverso le immagini è un po’ quello che è il panorama pubblicitario, quindi vi ripeto io non vi parlerò tanto di aspetti tecnici ma vi parlerò di strategia, quindi vi parlerò di pubblicità e di quelli che sono gli ambiti in cui questi elementi creativi trovano la loro migliore applicazione all’interno di una strategia di tipo promozionale e comunicativo.

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