Trascrizione

Oggi parliamo di una questione abbastanza annosa, interessante, a certe volte anche divertente, che è l’automation. Prima di tutto, la presentazione di Diego è stata perfetta, però vi dico chi sono io in modo tale che capiate un po’ con chi avete a che fare. Mi chiamo Bernardo Cannelli, lo sapete, mi occupo di comunicazione digitale in Confindustria Firenze e collaboro da ormai abbastanza qualche anno con le start-up, in particolare con la sezione dedicata alle start-up di Confindustria Firenze e con Murat Idea Park, che è l’incubatore del comune di Firenze. Come sentite anche dal mio accento, sono tutto fiorentino. Supporto queste imprese diciamo nella strategia digitale, poi anche nel go-to market, ma soprattutto sono qui perché ho un blog da circa cinque anni che si chiama tourbestartup.com, in cui raccolgo e seleziono quelli che a parer mio sono i migliori tool digitali per small business. Cosa vuol dire small business? Small business vuol dire software, quindi sono software, small business vuol dire che costano poco, cioè dei software che hanno dei piani di offerta accessibili anche a PMI, start-up, freelance o piccole agenzie. Questa sostanzialmente è la vera questione che deriva da small e piccolo business per quanto riguarda i software. In più c’è la facilità d’uso, sono software che non hanno bisogno di avere competenze di programmazione per essere utilizzati e che tendenzialmente hanno diciamo una curva di apprendimento ripida, quindi si padroneggiano in breve tempo. Questo è il mio profilo LinkedIn, questo è il mio blog, nelle slide ci sono tutti i link dei tool che poi andremo a vedere, ma prima una brevissima precisazione su quelle che sono i tool, perché i tool, l’aggregiante linguistica li definisce come programmi che hanno un compito preciso, utili per uno scopo determinato, quindi sono dei software, normalissimi software, ma che non ci dobbiamo immaginare come le vecchie suite appunto enterprise che facevano tutto, sono dei software che hanno diciamo così come compito, come missione, quella di essere utili per uno scopo preciso, quindi software per esempio di social media marketing, di pubblicazione sui social media come può essere Hootsuite, Buffer, Post Speaker, nascono con questo scopo, nascono solo e esclusivamente per pubblicare sui social, poi naturalmente le funzionalità aumentano, le esigenze degli utenti e le richieste degli utenti, il feedback aumentano e quindi si allargano un po’, qualcuno fa un pochino di community management, un po’ di statistiche di analytics sui social, quindi diciamo escono un po’ dalla loro missione primaria che però rimane ben definita e ben chiara. Slide che non vi deve spaventare, Scott Brinker, un marketer famoso di oltroceano, nel 2011 ha cominciato con il suo team a mappare quelle che erano le software, i tool appunto per il marketing presente sul mercato, è stata una indagine abbastanza artigianale e casalinga e aveva tirato fuori praticamente circa 150 aziende, questa che vedete di fronte a voi è la infografica di aprile 2020, vedete che ognuno di queste piccole, queste isole riguardano determinati argomenti o materie, vedete advertising e promotion, content experience, social relationship, ognuno di questi è un software, quindi vedete che il mercato è vivacissimo di software, quindi nascono tantissimi software e tool ogni giorno, al tempo stesso nascendone molti, muoiono molti, nel senso molti chiudono, non ce la fanno a resistere alle sollecitazioni del mercato, alle pressioni dei competitor, non riescono a stare sul mercato, quindi c’è un turnover, un ricambio grandissimo di attività da questo punto di vista con degli indubbi vantaggi per chi deve utilizzarli, che è una grandissima scelta e la concorrenza fa sempre bene, no? Il consumatore alla fine, però al tempo stesso anche un difficoltà di orientarsi in questo panorama, perché scegliere quelli giusti è abbastanza difficile e sostanzialmente a cosa servono però questi tool? Qui invece la slide è quella banale per eccellenza, però ci aiuta a fissare alcuni paletti fondamentali, allora servono per risparmiare tempo e risparmiare denaro, come lo fanno? Questo, lo fanno con degli automatismi, nel nostro caso nei tool di automation, oppure con delle, diciamo così, attività che io altrimenti non riuscirei a fare o dovrei esternalizzare e che riesco a compiere. L’esempio più lampante, se vogliamo, è quello di Canva, che è un software che non so se conoscete, è un software di grafica, di design grafico, che è un software che ha un piano gratuito, molto anche un pieno di funzionalità e che certe volte non sostituirà mai un grafico professionista per i vostri lavori, per le vostre grafiche, chiaramente, però ci aiuta parecchio, grazie ai modelli, ai template che ha, alle funzionalità che ha, ci aiuta, ci aiuta a ottenere una grafica semiprofessionale, non quei disegnacci che personalmente facevo in PowerPoint con colori improbabili e con forme assurde, ok? Quindi ci aiutano anche a risparmiare tempo, però, perché per l’automazione è l’esempio più chiaro, perché l’automazione cosa fa? Magari dei processi noiosi o ricorrenti che io devo fare quotidiani ogni giorno o delle attività che io dovrei fare manualmente, vengono eseguite in maniera automatica e mi permettono così di dedicarmi a altro nel frattempo, posso sviluppare il mio business, parlare con i clienti, trovare nuove software per chi come me fa questo e altro, insomma, dedicarmi veramente al business e non a fare magari attività repetitive e noiose. Cerchiamo di orientarsi un attimo, perché questa abbiamo detto, abbiamo visto la infografica di Scott Brinker, bello bello, tanti software, però in effetti un po’ di paura la incute, ci rimaniamo un po’ così. Come facciamo a orientarsi e a fare la scelta giusta sui software? Non esiste una ricetta magica, non esiste la formuletta, bisogna tenere presente alcune cose che io in questa slide ho individuato in tre, macro, diciamo così, linee guida. Identificare le esigenze del proprio business, cioè capire davvero di che cosa abbiamo bisogno in questo momento e presumibilmente avremo bisogno di qui a qualche mese, in modo tale da estrarre da queste esigenze, da questo fa bisogno, delle funzionalità di un software. Ci sono software che costano molto poco, che offrono anche discrete funzionalità, ma manca magari proprio quella di cui ho bisogno e allora a quel punto io non riesco a utilizzarlo, cioè mi è inutile. Magari io spendo anche dei soldi, investo anche del budget, alloco delle risorse, anche umane, alloco anche dei miei collaboratori alla gestione e setup di questo tool che poi funziona. Quindi identificare le esigenze prima di un acquisto è molto utile. Molti software offrono anche dei trial, cioè dei periodi di prova di solito 14 giorni, il periodo standard, ma variano, dove io posso testare il software e quindi andare a vedere se davvero quella funzionalità che cercavo, quel set di funzionalità ci sono e sono anche accessibili, perché magari certe volte sono anche un po’ difficili da utilizzare. Poi cercare online opinioni e recensioni, cioè io come faccio a sapere prima se un software è buono o non è buono, se resiste, se ha dei problemi, se offre un supporto adeguato, no, cerco online e cercare online non ve lo devo insegnare io, lo sapete benissimo come fare. Il mio blog nasce proprio per questo, nel senso per offrire se non altro una piccola linea guida su alcune segnalazioni di sollecitazioni di software da provare, però quindi parola del software, opinioni oppure reviews su Google ci aiuta, ci va a cercare un po’, andiamo a cercare un po’ di opinioni anche sui siti che offrono recensioni come Trustpilot, questi qui ci può aiutare. E alla fine l’ultimo, e questo è forse quello un po’ più bello secondo me, essere curiosi e testare, cioè i software in realtà vanno provati, vanno provati perché per quanto qualcuno di esterno, che sia la rete su Google con i blog, che sia Bernardo, Diego o Studio Samo, che lo fanno in maniera egregia specialmente in alcuni settori, vi consigliano dei software, questi qui devono essere provati, proprio perché ognuno di noi ha delle esigenze diverse, sia di business ma anche personali, cioè ognuno di noi ha un approccio a alcune piattaforme che è del tutto personale. Vi faccio un esempio, software di project management, c’è chi preferisce software rigidi che fanno tutto, che sono molto organizzati, che guidano l’utente in un processo rigido da cui non si può distaccare e che sostanzialmente gestiscono il processo del progetto in questa modalità. Ci sono altri invece che sono liberissimi, voi avete una specie di lavagna vuota dove potete inserire le vostre idee e ve le potete gestire anche con delle automazioni naturalmente, però è libero. Questo è un approccio diverso che certamente può essere indicato dall’imprenditore, dal proprietario dell’agenzia, dal founder della startup, se siete lavoratori, però è anche un approccio personale poi all’organizzazione del proprio lavoro, questo è l’esempio. Quindi testarli, provarli, anche perché poi questi software, essendoci questa vitalità e questo continuo cambio, cambiano anche i piani di prezzo in corsa, cambiano le funzionalità, aggiungono, tolgono funzionalità in maniera molto rapida, quindi curiosità e testing sempre. Anche i software che poi andremo a vedere oggi, anche questi, io vi do delle segnalazioni, vi do delle idee, vi do delle sollecitazioni, però poi vi chiedo se vi interessa qualcuno di questi, di andarmelo a provare, di andare magari con degli account di test, di fare delle prove, anche sbagliando, perché poi l’errore in questo campo fa parte appunto della chiusura del flusso di progettazione, un po’ come le startup, bisogna sbagliare per poter poi fare bene le nostre cose.

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