Lezione 1 di 4
In Corso

1.1 – Domande – Parte 1

Domenico Boccone 14 Luglio 2025

Trascrizione

Benvenuti a tutti per il corso di Google Ads Q&A di oggi. Francesco Gavello, che ormai conoscete perché immagino che molti di voi abbiano studiato già i suoi corsi sulla nostra piattaforma, oggi sarà qui con noi proprio per rispondere alle domande più frequenti sulla piattaforma Google Ads, quindi proviamo un attimo a far partire le domande. So che Francesco tu ne hai preparato un po’, giusto? Certo che sì, certo che sì, infatti oggi è uno dei formati che personalmente preferisco in assoluto quando si può e dove si può, cioè il formato chiedimi qualunque cosa, il formato quello appunto ama, ask me anything, e ho ordinato un po’ di domande. Da qui in avanti le slide sono il nostro canovaccio, per cui ho una slide, una domanda, su questa ci fermiamo, la leggiamo insieme, se ci sono spunti, Marco dice io ne ho parecchie, andiamo poi ad esplorare tanti piccoli ambiti che magari sono alcuni più classici, alcuni più specifici per i progetti che magari avete avuto modo di raccontarci nei questionari piatti. Che dici Sonia, vado? Vai pure, sì. Perfetto, prima domanda, beh io faccio che leggerla e ragiono su una potenziale risposta insieme a voi. Leggiamola proprio dall’inizio. Assolutamente sì, vi faccio presente, anzi bacchettatemi tutte le volte che dirò dipende, perché il succo è capire da cosa dipende e cercheremo di capire da cosa dipende il potenziale scenario, la risposta che magari può essere data in un modo piuttosto che nell’altro. Non mi sono segnato le risposte volutamente, ci sono tanti modi di affrontare questi temi. Mi piacerebbe più che altro ragionare insieme a voi, farvi capire come magari pensa un advertiser, come ci si può destreggiare tra tanti piccoli scenari. Quindi parole chiave, uso sempre corrispondenze esatte a frase, il più delle volte la stessa parola chiave in entrambe le corrispondenze, non ho mai capito in quali contesti usare la generica, quindi tema parole chiave. Facciamo un passo indietro, parole chiave, quindi parliamo di architettura di campagna, parliamo di gruppi di annunci e quindi la possibilità che abbiamo in Google Ads di andare a dividere gli annunci in gruppi appunto con l’idea di focalizzare un intento, quindi l’idea di comprarsi con le virgolette intendo dire concettuali una parola chiave in Google Ads poi ricade nell’usare quelle che si chiamano opzioni di corrispondenza e quindi un po’ la domanda rappresenta questo, ma io mi devo comprare la parola chiave in esatta o a frase per corrispondere magari a intere frasi o a concetti molto più stringenti? Devo comprarmi solo quelle esatte? Devo comprarmele solo a frase? Cioè come faccio a organizzarmi le keyword nei gruppi detta male? Credo sia un po’ questo il senso e soprattutto poi sta generica, di cosa me ne faccio alla fine? Dopo anni che la corrispondenza generica appunto viene un po’ lasciata da parte. Ora solo un piccolo riassuntivo anche sul tema, le opzioni di corrispondenza ci consentono di andare a intercettare la query, quindi non si tratta di comprare la parola chiave ma di comprare la corrispondenza sulla query reale dell’utente e quindi nello scenario più pratico noi scegliamo se impiegare corrispondenza a frase o corrispondenza esatte per essere più o meno precisi su quel tipo di query. Se parlassimo di campagne a 5-7 anni fa di distanza da oggi dove magari andiamo ad impiegare delle strategie di offerta manuali, cpc manuale, ha senso comprarsi una lettera di keyword per poter poi agire sull’offerta di ogni singola keyword e allora avere un controllo molto oneroso in termini di tempo ma manuale per ogni keyword. Quindi mi compro più corrispondenze, alcune inesatte, alcune a frase, magari nello stesso gruppo anche non essendo troppo preciso perché voglio avere un controllo. Ma se ci troviamo nel 2022, la nostra campagna magari l’abbiamo impostata con una strategia di offerta automatica come Smart Bidding quindi massimizza conversioni, massimizza valore di conversione, CPA target come figlia di una delle due di prima, insomma ci pensa Google, indicargli keyword a frase o esatta non fa nient’altro che alla fine pennellare il contesto, pennellare l’intento del gruppo in cui dovremmo raggruppare appunto gli annunci. Quindi non voglio dire che sia sbagliato comprarsi nello stesso gruppo corrispondenze esatte e anche a frase, ma tecnicamente non ti serve comprarla a frase dato che è già coperta in quanto più stringente dalla corrispondenza, scusatemi esatta, dato che è già coperta dalla corrispondenza a frase che è un po’ più ampia. La compro eventualmente la keyword più specifica anche con la variante ma perché voglio descrivere a Google meglio l’intento del gruppo, non ne ho più un vero bisogno di andare a elencare tutte le varianti possibili singolari, plurali, maschili, femminili nel mio gruppo. L’importante è che io abbia delineato o con alcune corrispondenze a frase o con alcune corrispondenze esatte l’intento che quel gruppo di annunci dovrebbe inseguire. Poi la domanda quindi a quel punto potrebbe diventare ma allora uso solo queste due, prima ne avevo quattro c’era anche il modificatore di corrispondenza generica col simbolo più, anche quello se ne va un attimo in pensione, mi rimane solo più la generica. Credo fosse prima dell’estate che sul blog di Google, sulla sezione di Google Ads dove si parla delle novità della piattaforma, Google descriveva come il ritorno delle generiche, cioè viva le generiche, diceva Google, se usate con delle strategie di offerta automatica, massimizzandomi per conversione, perché così la piattaforma può andare ad intercettare delle query che magari manco ti stai immaginando, ma che ti sono utili, come a sussurrare, magari tu vendi lo zaino per computer e ti stai comprando le keyword a frase inesatta, definendolo ben bene, ma forse ti basterebbe anche, dice Google, comprati zaino che io con i miei algoritmi machine learning dietro le quinte riesco ad intercettare un utente che poi vuole comprare il tuo zaino per computer, ti taglio per esempio, non ti serve più andare così tanto nel dettaglio se hai fatto uso di machine learning, però è una bella scommessa quest’ultima cosa che ho appena detto, andiamo di generica e facciamo lavorare la campagna di machine learning, non è mica detto che funzioni per tutti, per tutti gli ambiti, ci starei attento a questo ritorno della generica, come se Google ti dicesse non considerare i dettagli, dammi genericamente l’indicazione zaino computer e il resto faccio io, siamo ancora un po’ distanti da quell’universo, sicuramente dovessimo riassumere un po’ anche la risposta che diamo a questa domanda, cerchiamo comunque di renderci in grado nell’architettura di campagna di valutare la resa delle corrispondenze esatte o a frase che stiamo comprando, magari abbiamo un gruppo un pochino più specifico, separando quindi le corrispondenze esatte da quelle a frase, perché vogliamo in quel gruppo andare a trattare il messaggio con un annuncio che sappiamo non è contaminato da delle ulteriori parole che l’utente ha potuto aggiungere prima e dopo, mentre in un gruppo a parte con le corrispondenze a frase sappiamo che l’utente ci può infilare prima e dopo qualunque altro tema vi venga in mente, tipo zaino per computer, poi uno ci può mettere economico, antipioggia, antitaglio, blu, verde, giallo, in quel gruppo l’annuncio deve reagire anche a quelle potenziali condizioni, quindi questo è un po’ il senso, l’organizzazione delle keyword è sicuramente uno dei grandi temi di chi poi si approccia alle campagne per la prima volta, perché non hai nessuna indicazione dalla piattaforma per avere un’architettura efficiente o efficientabile magari nel tempo in alcuni modi, è perfettamente fattibile avere una campagna con un gruppo con una parola chiave e sarebbe però il minimo sindacabile, forse si può fare di meglio, ed è perfettamente fattibile e può portare uguali ai risultati anche avere una campagna con numerosi gruppi di annunci, ciascuno mosso da keyword comprate secondo corrispondenze diverse, non mettetemi però magari tutto nello stesso gruppo perché a quel punto diventa un pasticcio analizzare il risultato, diventa davvero una questione di lavorare di fino con le tabelle, di andare a vedere sui termini di ricerca quale di quelle query è stata mossa da quale keyword, che già solo a dirlo sembra uno scioglilingua, e a quel punto avete tutto in un unico gruppo, per carità va bene, non è un problema avere due keyword, una frase è la stessa in esatta ma appena le cose si complicano vedete che escono un po’ di spunti che ti vanno trattati e di cui dovete comunque avere controllo, è una questione in sostanza di controllo. Ma c’è anche una considerazione rispetto al budget magari, che se io ho poco budget, vorrei comunque essere presente su google con le campagne, però non ho molto budget, la scelta magari di utilizzare delle corrispondenze esatte o a frase anziché generica, comunque mi permette forse di fare una campagna un po’ più chiusa per così dire? Sì, diciamo che potresti partire da delle corrispondenze esatte, sapendo che il concetto di esatto non è proprio più così esatto come lo era in passato, ma vengono lasciate aperte le varianti simili, non i sinonimi, maschili femminili, singolari, plurali, sono tutti compresi oramai nella corrispondenza esatta, non è più esattamente l’ordine delle lettere e da lì iniziamo scremando subito tutta la possibilità della campagna di combaciare con una serie magari di altri termini che possono rapidamente portarti fuori strada, se il budget non è molto, io direi parti dal migliore scenario possibile, se poi non si attiva perché sei andato troppo nel dettaglio, va tutto bene. Vedo Salvatore che alza la mano, nel caso scrivi esattamente, io ti leggo, ti ho qua a lato e ti leggo molto molto volentieri. Utilizza la chat per chiedere quello che vuoi. Sì, assolutamente, e però dicevo partiamo dal migliore scenario possibile con le corrispondenze esatte, non è neanche impossibile fare un gioco di sottrazione con le corrispondenze a frase, quindi parto con una corrispondenza a frase rischiando di corrispondere un po’ in giro, ma faccio un ampio uso di corrispondenze negate o di keyword escluse, come si dice in gergo, quindi so che magari io compro la mia parola chiave come zaino per computer, ma non è antitaglio, non ce li ho blu, non sono economico, non ce l’ho il telo antipioggia incorporato e mi tolgo queste keyword. Già in quel momento copro un insieme più ampio, ma ritaglio, quindi di fatto riduco ancora, l’esposizione dove non mi serve. Bene, bene, poi su questi temi tranquillamente torniamo, ripeto, non è che perché abbiamo toccato adesso il tema delle parole chiave non lo toccheremo più, ci sono altre diverse domande che peraltro tornano su questo tema, nel caso voi scrivete tranquillamente lì a lato. Io passerei alla prossima domanda. Andiamo. Strategia di offerta, come faccio a capire quale è meglio usare a seconda delle varie tipologie di campagna? E’ sbagliato iniziare una campagna cpc manuale per poi modificare con una automatica successivamente? No, non è sbagliato. Le strategie di offerta, come dice il nome, sono modi, per dirla male, con cui viene speso il budget, meccaniche dinamiche interne alla piattaforma con cui viene consumata la benzina, sono il motore della campagna dove la benzina serve a muovere quel motore. La strategia di offerta è detta un pochino meglio il modo con cui la piattaforma decide di partecipare in asta con i nostri annunci su tutta la competizione attualmente presente in quel momento, in quel contesto, per quel dispositivo, per quell’utente. Quindi di fatto è come viene speso il budget, vedete, torniamo a questo concetto qua, e come viene speso il budget dipende davvero da cosa, da quanti dati tu puoi avere a disposizione per già fare uso magari di strategie di offerta automatica, di cui appunto abbiamo lo smart bidding principalmente all’interno, oppure andare nell’unica e ultima vorrei dire, ma è sempre stata una, strategia di offerta manuale, andare a costo per click manuale. La differenza per chi magari sta guardando questa lezione per la prima volta o comunque appunto non ha grandiosa esperienza di automatismi, è che o scegliamo di guidare noi la spesa del nostro budget o ci fidiamo di far guidare Google lasciandolo libero di offrire tanto, poco, in diversi momenti della giornata con una capacità sicuramente più alta di quella che potrebbe fare un advertiser. Un po’ come dicevo prima, molti anni fa c’era qualcuno che ogni mattina si apriva la piattaforma, tirava giù l’elenco delle campagne, guardava i cpc, li ritoccava e quando era soddisfatto passava alla prossima campagna, keyword, ritoccando l’offerta, ma oggi Google ci offre delle strategie automatiche dove decide lui come offrire in base a degli obiettivi che noi abbiamo e non per niente le strategie di offerta automatica hanno dei nomi anche abbastanza esplicativi, abbiamo quota impressioni target che banalmente ti dice io voglio arrivare con l’annuncio ad una certa quota, voglio essere primo il 100 per cento delle volte in prima posizione e quindi quello è un obiettivo, offrirà più o meno per essere primo, frega niente se ti cliccano, se converti, vuoi essere primo, l’obiettivo è quello. La più banale tra tutti si chiama massimizza i click, in quel momento mi importa poco dove mi vedono, purché mi clicchino, pagina 6 benissimo purché ti arriva un click, offro di più, offro di meno dove l’utente ti può cliccare, non ho detto comprare, convertire, proprio sono preciso nel termine cliccare, se invece auspico ad avere più conversioni o massimizza le conversioni che come strategia di offerta cerca di portarsi di fronte ad un utente che ti clicca, va sul sito e compra, lo limpo e massimizza valore di conversione che come strategia di offerta ignora persino i tizi di prima ma ti fa comparire l’annuncio più probabilmente di fronte a persone che ti vanno sul sito, ti convertono e comprano generando un valore di conversione alto. Il problema è che tutto questo si deve basare su dei dati, è una campagna che nasce il giorno zero, che massimizza valore di conversione, è la ricetta per il disastro o quantomeno non si attiva perché è come dirgli guarda traguardo è più o meno laggiù, oltre alla nebbia, tu vai bendato, dritto, non ti do una bustola, non ti faccio nessun segnale, vai dritto, te lo ritrovi da un’altra parte. In bocca al lupo. In bocca al lupo, stringi la mano, vada vada, non arriva ma perché non ha dei dati per riconoscere il contesto in cui è migliore mostrarsi e infatti è tipico, domanda frequente in generale che un po’ vi spoilero anche verso la fine poi di queste slide, è che non si attivano le campagne se hanno strategie di offerta troppo sfidanti, massimizza conversione quando non avete tracciato ancora nessuna conversione, come fa a sapere come ottenerle. Sono campagne che passano giorni per un clic perché hanno offerto cifra a caso, il giorno dopo due clic, poi passano la settimana, fanno tre clic in tutto, poi partono e spendono il quintuplo, sono campagne che è come se la macchina volesse partire in quarta, capite che strattona un po’ prima di arrivare, poi magari ci arrivi ma ci hai messo molto più tempo, il motore si è un po’ rovinato tra virgolette e di sicuro non è stata una partenza fluida. Ha senso e non è affatto sbagliato se avete, la dico brutta, fretta anche andare a cpc manuale, se avete la capacità di controllare l’offerta per le opzioni di targeting, per le parole chiave, se parliamo di campagna ricerca va benissimo a cpc manuale per avere un controllo e iniziare ad avere risposte, ma se usate cpc manuale dovete esserne consapevoli, quella storia dei grandi poteri, delle grandi responsabilità, tu qui vuoi tutto il timone, poi devi sapere se stai raggiungendo le quote impressioni che meriti, se il tuo annuncio funziona, se hai l’abbastanza visibilità dove serve, perché in quel momento non hai nessun altro automatismo sull’offerta, l’offerta che va bene ieri può diventare irrilevante quest’oggi, se non la monitori quest’oggi ti becchi meno click, non c’è nessuno che ti aiuta in quel momento, probabilmente per alcuni, in alcuni scenari una strategia di offerta automatica un pochino più morbida potrebbe essere quota impressioni target, se avete bisogno di visibilità e di emergere e di iniziare a portarvi traffico, gli spiegate che per voi è importante finire in alto nella pagina o primi per una certa quantità di impressioni che ci sono, il 95 per cento, il 100 per cento, e cominciate quantomeno a capire quanto costerebbe ottenere dei click in una posizione così rilevante, poi decidete se passare a cpc manuale, se tenervi quota impressioni target, nel migliore scenario possibile scegliete una strategia che non è ancora a valore o a conversione, vi arrivano le conversioni, fanno massa e a quel punto ottimizzate per quelle, utilizzate quindi volumi prima per avere conversioni e quando poi le avete potete ottimizzare per quei valori lì, mi raccomando non devono essere cinque le conversioni, immaginiamo di avere almeno una quarantina di conversioni al mese prima di poter magari passare a massimizzare conversioni, poi non è una soglia che dovete scrivere, stampare, fissare nei tempi, è un numero indicativo, dovete avere un po’ di conversioni costanti ogni giorno per un po’ di tempo a quel punto, potete spiegare alla piattaforma che volete proseguire secondo quella scia, cercando di ottimizzare un pochino più i costi. Sono io che faccio le domande, comunque lei, Sonia e Francesco, perché sono molto curiosa anche io, dato che comunque è una piattaforma che mi affascina tantissimo e essendo per forza, dovendo essere per forza comunque T-shaped, come si dice, bisogna acquisire competenze, comunque ci sono anche tante domande da parte mia. Questa questione della scelta, insomma, strategia di offerta, poi quanto influisce o non influisce la scelta iniziale dell’obiettivo di campagna, che si suggerisce sempre di non scegliere l’obiettivo di campagna, di lasciarlo senza obiettivo, tra virgolette, per quanto possa essere controintuitivo, dice come senza obiettivo, faccio una campagna senza obiettivo, però sento sempre parlare dai professionisti, dai specialisti del settore, di evitare di fare quella scelta iniziale appunto. Ma la scelta dell’obiettivo merita un minimo di storia delle piattaforme, non voglio diventare banale, però vi siete accorti ovviamente che la concorrenza di là Facebook, Ats, infatti a Paolino magari stanno mirando le orecchie adesso, ha sempre avuto un approccio per obiettivi. Facebook da quando esiste ti dice vuoi fare una campagna? Fermo! Qual è l’obiettivo? E lì ha senso, perché scegliere un obiettivo in Facebook Ats, di tipo interazione, conversione, vendita prodotto del catalogo, cavoli, ti cambia l’anima della campagna, fino alla fogliolina dell’annuncio che diventa diverso secondo l’obiettivo. In Google Ats non cambia niente, non cambia niente, non cambia niente perché quella parte, dal mio personalissimo punto di vista, è utile per rassicurare un advertiser che magari ha fatto il suo primo ingresso in questo mondo, partendo da Facebook, e si aspetta che la piattaforma gli chieda innanzitutto che cosa vuole ottenere e lo guidi alla scelta delle campagne. Solo che in Google Ats la scelta non è, non cambia, devo essere preciso, non cambia l’obiettivo e il tipo di campagna ricerca. Se io scelgo l’obiettivo vendita, traffico, lead, non è che quando poi scelgo la campagna ricerca questa mi cambia. Quella parte di Google Ats che mi fa scegliere gli obiettivi, mi filtra i tipi di campagne che secondo lui dovrei creare e questo confonde un po’ le idee perché poi la gente usa il pulsante e dice traffico e c’è scritto display, search, shopping e cambia nessun obiettivo e ci sono altre campagne in autorità e sono sempre le stesse, perché è una forma di guida molto banale dove vi accorgete poi che se gli dite che non avete obiettivi in testa, uno non ricevete sollecitazioni, spunti dalla campanella in alto a destra per fare modifiche e state tranquilli e vedete tutto e potete esplorare tutto e non avete, non siete tirati per la giacca diciamo dalla piattaforma nel fare una cosa piuttosto che l’altra, ma soprattutto vedete anche dietro questa sorta di macchina, vedete davvero quello che è Google Ats, obiettivo, nessuno, dimmi tutto, voglio creare la mia campagna e so quale voglio, grazie del consiglio, l’obiettivo traffico non mi cambia la vita e posso anche sceglierlo dopo. Cioè la cosa che poi ve ne accorgete diventa anche abbastanza poi simpatica e che quando avete creato la campagna senza obiettivo e queste partite funziona, voi potete tornare nelle impostazioni e scegliere che l’obiettivo in quel momento è la vendita e non cambia niente comunque nel futuro se non che ricevete magari qualche consiglio in più dalla campanella e qualche suggerimento orientato nella direzione, però, e parlo per i tempi che stiamo vivendo adesso, è attualmente l’obiettivo non ha una ricaduta concreta sull’efficacia della campagna, è più una guida. Ribadisco a chi si è connesso da poco di utilizzare la chat per appunto farle domande a Francesco che è qui proprio per questo obiettivo oggi e nel frattempo è arrivata una domanda da Marco, vogliamo prenderla subito? Certo che sì. Marco chiede, quindi per un neofito a partire per quota impressioni potrebbe essere una strategia di offerta consigliabile? Consigliabile sì, ma non per sempre, cioè mettetevi anche una scadenza tra virgolette alle strategie che non sono orientate al risultato, siate consapevoli che quota impressioni target sarebbe ideale se siete una startup, volete avere visibilità, volete fare hype intorno all’ending, un progetto, un qualcosa, ma dove l’obiettivo in quel momento è innanzitutto esporre il messaggio, lavorare di alto funnel o comunque farvi vedere, va bene per sondare il mercato, per capire qual è la competizione, per dirla male, per sapere che aria tira, non la tenete tutta la vita perché appena vedete arrivare dei valori concreti come offerte, degli spunti sull’ottimizzazione degli annunci, li applicate e se state lavorando bene quella visibilità che state comprando vi porta del traffico da posizioni rilevanti e vi deve diventare del traffico di qualità, se ciò non funziona non è cambiando la strategia di offerta e andando a fare gli schizzinosi sul traffico, voglio scegliere quell’utente perché mi converte, che le cose migliorano, le strategie quelle belle che vorremmo tutti sono dei filtri ancora più specifici su chi ti può vedere, massimizza conversioni anziché farti vedere primo a tutti, sceglie che Francesco va bene, sua mamma no, perché converte Francesco, la mamma di Francesco no, però se fate subito questa scelta non avete ancora nessun dato e non vi esponete alle persone giuste, come dicevo prima sono solo modi con cui spendete il budget e alla fine sempre si traduce in una posizione che ottenete di fronte ad un certo target, quelle strategie impostate ai risultati, massimizza conversioni o massimizza valore di conversione vanno a scegliere quali utenti ed è già un lavoro più specifico ancora di quello che stiamo descrivendo. Ottimo, allora Salvatore chiede invece come faccio a capire se un competitor sta sicuramente dice lui utilizzando il nome del mio marchio o brand in una sua campagna di ricerca e Google Ads e in caso affermativa come posso contrastare questa sua pratica scorretta? Ecco questa è veramente una delle grandi difficoltà, allora c’è da dire che meno male se utilizza il tuo nome, se è vero che utilizza il tuo nome vuol dire che ti stai dando un po’ fastidio quindi da una parte avere dei competitor che ti temono in un certo senso significa che tra virgolette stai lavorando bene però dall’altra ovviamente molto fastidioso cioè non è capitato sia in alcuni progetti ma anche con Studio Samo stessa se voi cercate Studio Samo vengono fuori dei competitor. Però come possiamo capire effettivamente che loro abbiano inserito o perlomeno non escluso la chiave di brand? Allora ci sono più strade in realtà, la cosa che dovete comunque sapere è che Google tende un po’ a defilarsi da questi temi, non avete uno strumento, perlomeno io sarei felice di essere smentito, ma non avete uno strumento che in Google Ads vi dà una panoramica, la sezione protezione del marchio o una roba così non esiste in Google Ads, Google ti dice semplicemente ti porto in dono questo strumento, sei libero di comprare le keyword che vuoi, puoi provare a usare le keyword che immagini negli annunci, è una bella differenza anche perché sia chiaro a tutti, io posso in piattaforma comprare qualunque keyword e non vengo bloccato dalla piattaforma, non posso sempre scrivere quello che voglio negli annunci, soprattutto se marchi altrui come può essere uno Studio Samo, un marchio qualunque di quelli che mi vengono in mente ha fatto pratica di registrazione agli occhi anche di Google del proprio marchio, ha condiviso le informazioni che lo identificano come proprietario di un marchio, da quel momento in avanti tutto il resto del mondo non può più fare annunci con quel marchio lì dentro, però perché ho detto posso e non sono libero di farlo, perché Google arriva fin lì, non fa veramente un passo più in avanti, poi se tu compri keyword di un competitor come l’esempio che fa Salvatore o in generale fai azioni che sono di dubbio gusto e moralità andando a comprare magari la keyword del tuo principale competitor e la giochi in quell’area grigia, sappiate che esistono, se volete dormire male stanotte fate una ricerca in Google per sanzioni keyword Google Ads, trovate delle sanzioni che hanno molti zeri con una cifra davanti, perché la gente si arrabbia e gli avvocati si muovono e per quanto riguarda per lo meno noi in Italia abbiamo delle conferme anche da parte di tribunali e quant’altro, comprare le keyword non è cosa così leggera, Google ti dice puoi farlo, sei tu responsabile delle keyword che compri, dall’altra parte se qualcuno si accorge con degli strumenti che sono tanti strumenti che potete immaginare, ci sono strumenti, mi vengono in mente i principali tool lato SEO che ti scansionano e ti danno un attimo il risultato anche dell’investimento necessario per una keyword, strumenti come quelli, ce ne sono tanti italiani e anche esteri che ti permettono di monitorare l’andamento delle SERP e hanno anche un minimo di scenario per quella keyword lato pagato, magari ti accorgi che banalmente ti stanno comprando la tua keyword perché stai valutando l’andamento del tuo sito e improvvisamente c’è scritto in quello strumento che per comparire al pagato costerebbe 12 euro, tu non stai facendo niente, ma quanta gente si sta scannando, per mio nome, il problema è che Google non è che ti dice ti do a disposizione questo strumento, attenzione hanno comprato la keyword, si tratta di avvocati, si tratta di avere un bravo avvocato che protegga la vostra azienda sotto questi temi, che capisca cos’è il digitale in cui se ritenete di avere a pretendere qualcosa nei confronti di altre realtà potete in un qualche modo segnalare la cosa Google, segnalando l’annuncio, ma è una pratica che è meglio che facciate insieme al vostro consulente legale, dato che non è un ambito da advertiser, se ti hanno gestito o trattato male il marchio, è un tuo rivenditore, adesso prova a esplorare tante strade per fare, anche comprendere al volo quanti scenari possono intrecciarsi, è un tuo rivenditore che usa il tuo marchio ma tu non avevi accordi, è un tuo vecchio partner con cui non avete mai dato in qualche modo separazione, anche quello sei tu in grado di pretendere che non lo usi più, era un marchio che gestivi tu, proprietario tuo, oppure avevi un altro partner che si era inventato, capite come la gestione anche delle proprietà intellettuali diventa un casino e non è tema tanto di piattaforma, come si fa a contrastare la pratica scorretta, si contatta un avvocato, uno bravo, che vi indica come si procede e cosa conviene fare, sia verso una realtà che può essere Google Ads coinvolta come terzo, oppure appunto direttamente verso quest’altro vostro, quest’altra entità, ecco, quindi questo è un po’ l’ambito, sappiate che Google non ha uno strumento interno e non vi dà alcun supporto su questa pratica. Grazie a te Salvatore. Salvatore ringrazia. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org

Registrati e guarda subito gratis questa lezione!*

* Registrandoti potrai seguire gratis la prima lezione di ogni corso presente sulla piattaforma.

Prima volta su Studio Samo Pro?

Guarda il video e scopri come funziona la piattaforma