Lezione 1 di 7
In Corso

1.1 – Perchè è importante avere un mindset

Domenico Boccone 21 Giugno 2025

Trascrizione

Benvenuti a tutti a questa nuova lezione sul Mindset dell’Advertiser, una lezione che non entrerà nell’argomento tecnico di come creare le campagne, ma si posiziona nella fase prima di creare una campagna pubblicitaria, quindi dove dobbiamo strutturare tratto tutto il piano di DV. Io sono Alessandro Frangioni, mi occupo di Advertising e Marketing Automation e oggi, come ho detto prima, vi svelerò ecco il Mindset che dovrebbe avere un Advertiser, l’approccio che dovrebbe avere un’agenzia che fa DV, in modo da avere un sacco di vantaggi che scopriremo subito nelle prime slide, a partire dall’organizzazione anche del metodo di lavoro e nella perdita di tempo, nel raggiungere prima dei risultati, anche per i clienti stessi che sta spendendo il proprio budget in ADV. Quindi entriamo subito nel modus operandi dell’Advertiser, cosa dovrebbe fare un Advertiser e soprattutto perché è importante avere un Mindset all’interno della strategia o del proprio lavoro come professionista dell’ADV. Allora i motivi per cui è importante avere un Mindset sono principalmente questi che ho elencato, ovvero il primo step che sembra banale perché molto spesso tendiamo a prendere il cliente, ci commissioniamo a lavoro, facciamo lavoro, quindi facciamo le campagne, il primo step sarebbe quello di accorciare un po’ le distanze fra l’agenzia o il professionista e il cliente, in questo modo condividendo la strategia si rende il cliente un partecipe della squadra, quindi non si allontanano le distanze, so che mi fanno le campagne ma non so come vengono fatte, la condivisione della strategia è alla base per creare un rapporto di partnership con il cliente e anche uno strumento di condivisione con il team che può apportare suggerimenti al fine della strategia, quindi il Mindset come vedremo è proprio un modo di partire subito, anche nel primo briefing vi farò vedere come già nel briefing si può adottare ovviamente questo tipo di approccio e cercare di creare un rapporto ovviamente collaborativo con il cliente che conoscerà le dinamiche della campagna pubblicitaria, è una cosa molto particolare però vi assicuro che se il cliente entra nella strategia e capisce le dinamiche poi troverete un alleato, non un qualcuno che all’aumento di 100 euro di budget farà storcere il naso, troverete qualcuno che capisce che usare un canale è fondamentale per lui e a costo se non c’è budget ci va messo del budget lì sopra perché è fondamentale, capisce lui per primo che è fondamentale investirci, quindi il primo passo è condividere la strategia con il cliente e con tutto il team in modo da rendere tutti partecipi del piano, sicuramente avere un mindset riduce i tempi di sviluppo dell’advertising che vuol dire che se usiamo dei metodi standard nella creazione delle campagne, che non vuol dire fare sempre la stessa roba, è un concetto diverso quello, vuol dire avere un’impostazione che quando creano un cliente e-commerce, quando creano un cliente lead, devo seguire una checklist, devo fare una serie di cose, se abbiamo un mindset riduciamo i tempi di sviluppo quindi riusciamo a mettere online le cose molto molto prima, sicuramente avere un mindset vuol dire fare una previsione, vuol dire fare un’analisi preventiva, confrontarci, quindi evita errori di struttura delle campagne ad lì, quindi a volte si vedono delle campagne che sono, ne so, fatte bene dal punto di vista del tecnicismo ma la struttura, nel senso prodotti che sono stati messi in vendita o categorie scelte dei prodotti dell’e-commerce, non sono strutturati in modo da riuscire a portare a casa un obiettivo, quindi la struttura delle campagne deve essere fatta in maniera maniacale, se viene fatta prima si evita un sacco di errori, si evita un sacco di errori perché la vediamo dall’alto, venendola dall’alto dici ok no questa così non può tornare e quindi la aggiustiamo prima di mettere online le cose. Aiuta a livello di media buying a suddividere canale budget, sempre per il motivo per cui vediamo dall’alto la strategia, ovviamente è più chiaro e più facile comprendere come splittare budget, come scegliere canali, dire qui ci devo mettere il top budget, qui voglio raggiungere quelle persone, qui devo promuovere questa cosa e come dividere quindi i soldi spesi fra i vari canali, quindi è ottimo l’approccio perché il media buying deve fare questo, deve preventivare, deve prevedere e strutturare un piano prima di farlo, quindi è sicuramente fondamentale. Oggi si parla moltissimo della figura del media buying, del media buyer, perché ovviamente ci sono tanti canali da gestire, quindi oggi abbiamo Facebook, Instagram, TikTok, Pinterest, Google, dentro Google poi abbiamo la search, la display, YouTube, quindi i canali oggi sono tanti, quindi è importante avere una stratificazione dei canali e quindi una bella previsione dei budget in modo da arrivare alle persone giuste nel momento e nel posto giusto. Poi tutto questo, come dicevo, mi ricollega un po’, riduce il tempo di sviluppo, standardizza anche dei processi, quindi è anche facile avere un team che riesce a replicare delle cose più velocemente e soprattutto in ortica di scaling delle campagne, se si adotta un mindset che è strutturato in un certo modo, si può velocemente anche scalare le campagne pubblicitarie, quindi aumentare i budget, arrivare a quel processo di ottimizzazione che migliora di solito le performance. E’ la base poi dell’approccio grow hacking, quindi il grow hacking che è la metodologia per eccellenza per raggiungere più velocemente un obiettivo a livello di marketing, effettivamente avere un mindset è la base di tutto questo. Allora io ho deciso di condividere il mio metodo di lavoro, quindi in realtà mi svelo oggi praticamente tutto il mio modo di lavorare. Il mio modo di lavorare si basa su questi quattro principi sostanzialmente. La prima parte è, come dicevo prima, rendere il cliente partecipe della strategia o comunque io me lo faccio anche da solo. Anche se il cliente mi lascia fare, io mi faccio tutte le volte che crea una campagna, per assurdo, un piano d’azione. Il piano d’azione mi permette a me di pensare prima la strategia e poi di farla. Non apro l’account e vado direttamente a fare le campagne. Tutta questa lezione nasce dal fatto che ho notato negli anni che lavorando con tante agenzie che si tende sempre a entrare prima a fare le campagne che non a prevederle, a pensarle, ragionarle. Quindi è molto facile che l’agenzia sia sempre di corsa, arriva il cliente, mi fa la campagna San Valentino, mi fa la campagna Black Friday, mi fa questa campagna e si arriva sempre di corsa all’ultimo minuto a fare un qualcosa e questo porta a non strutturare bene sia il piano ADB sia proprio gli account anche delle campagne pubblicitarie. Quindi la mia lezione nasce in realtà tre o quattro anni fa, questa lezione nasce perché mi sono ritrovato nella modalità di dire devo trovare un sistema per organizzare al meglio questa cosa qui, perché io voglio alla fine ottimizzare al massimo le campagne pubblicitarie. Per cui in questo modo abito degli sprechi. Quindi prima Rhodes Arts Plan, io l’ho chiamato Rhodes per l’attività, però ecco, io ve lo condividerò, potete farci quello che volete. Poi il secondo punto sarà l’approccio data driven, quindi assolutamente basato sui dati, ok? Quindi si lanciano le campagne, si analizzano le campagne in base ai risultati che portano e si applica un, io ho chiamato 45 days start setup, proprio per il fatto perché i primi 45 giorni farò tutta una serie di test sulle campagne pubblicitarie in modo da capire qual è la combinazione migliore e la struttura migliore delle campagne. Quindi in questo modo arriveremo in maniera matematica, in maniera data driven sul setup migliore per il cliente che avete davanti e non è una questione di penso sia giusto farla così, ma i dati dimostreranno questo tipo di cose. Quattro step ovviamente dobbiamo scalare, quindi quando arriveremo a una situazione dove il setup è stabile, abbiamo trovato la combinazione forte, vincente delle nostre campagne pubblicitarie, è il momento di ottimizzarle non solo con l’aumento di budget ma proprio strutturando proprio un piano diverso, adottando anche degli strumenti come strumenti di scaling delle campagne pubblicitarie, ne parleremo più avanti, che automatizzano dei processi, quindi mettono le automazioni all’interno delle campagne pubblicitarie. E quello che vedremo bene o male si basa su questi quattro principi fondamentali. Dov’è che agisce il mindset? Il mindset agisce nella parte contraria di come di solito lavora un’agenzia. L’agenzia arriva al cliente da fare campagne e boom, il primo obiettivo è fare le campagne. Si guarda quali sono contenuti, quando sono lì davanti penso a un copy, vabbè vendo gioielli, vabbè vendo abbigliamento, il target è questo e via si lancia le campagne. Io vorrei ponderare un pochino meglio le cose, infatti il successo di un mindset e di una campagna quindi, si basa nel ribaltare la situazione. Il 10% è il lancio delle campagne, di tutto il piano di azione, il 90% è studiare la strategia e la struttura migliore delle campagne, faremo diversi esempi all’interno, quindi vedremo diverse situazioni da e-commerce alla lead generation parleremo, quindi da una parte studiare proprio il set tecnico di come suddividere le campagne tra i pubblici, tra le tipologie, voglio promuovere questo, quest’altro, che due, ecco, una serie di cose. Trovare gli angles, ovvero quegli angoli di comunicazione, ovvero creatività e copy che smuovano un tipo di pubblico, trovare l’audience giusta, che è quella che ci convertirà maggiormente nelle campagne pubblicitarie. Se riusciamo ad affinare bene questi tre punti, cioè studiarli bene prima, sicuramente poi il lancio delle campagne sarà solamente una conseguenza, cioè io quando apro le campagne di Vee, da Facebook a Google a TikTok, sinceramente sto seguendo uno schema, non vado lì e dico, ma fammi provare questa campagna, c’è anche questo video, provo questo video, non è questo l’approccio corretto, si apre lì sapendo già cosa si deve fare.

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