Lezione 1 di 3
In Corso

1. Cos’è il Design Thinking: teorie, strumenti e tecniche. Cosa significa risolvere un problema. L’innovazione come opportunità

Jacopo Matteuzzi 21 Giugno 2025

Trascrizione

Ciao a tutti oggi volevo portare un argomento diverso rispetto a quello del dato ma in realtà è qualcosa che io applico all’interno del dato quindi è un modo di pensare un modo di organizzare le cose e i progetti al lavoro che può essere molto utile per tutti gli ambiti digitali, business ma in generale tutte le volte che organizziamo un progetto dobbiamo risolvere un problema. Io personalmente uso la metodologia del design thinking per attuare quello che si chiama la data strategy quindi io metto a posto i dati delle aziende e tendenzialmente utilizzo questa metodologia per riuscire a portare avanti questo progetto e rispetto al tema del design thinking ho una borsa di ricerca con l’università di barcellona per lo studio del metodo all’interno del dato che è abbastanza innovativo e peraltro prende idee da tanti e spunti da tante altre metodologie e mi piace tanto scrivere anche sul blog di questo argomento c’è proprio una categoria su marketing freaks di design thinking dove ogni santo posto delle cose nuove delle ricerche degli studi praticamente io sono ancora a livello di lettura paper universitari perché la metodologia abbastanza nuova quindi i paper sono del 2018, due anni fa nell’ambito delle ricerche era veramente poco e poi ci sono diciamo tanti ambiti in cui mi sono formata Microsoft, MIT, IDEO, IBM perché poi vi racconterò che esistono tanti tipi di design thinking quindi l’idea era un po’ conoscerli conoscere di tutti anche se sembra un po’ diverso in realtà il libro che ho scritto Data Driven Marketing finisce proprio dicendo che tutti i limiti dei dati possono essere colmati con alcune delle lezioni che insegna il design thinking che principalmente hanno a che fare con l’empatia con le persone quindi anche un analista diventa un analista migliore se entra in empatia con il consumatore con i dati che sta leggendo. Quindi design thinking, il design thinking ha con sé due parole il design e il pensiero, allora la prima cosa che ci tengo a chiarire è che design nella storia ha diciamo assunto un significato analogico, analogo alla bellezza, quindi design vuol dire bello forse magari un po’ forviato dal design d’interno, dall’architettura, però tendenzialmente già col Bauhaus, insomma già con alcuni movimenti di design dal bello in realtà siamo passati al significato di utile, quindi questo concetto di design non è applicato solo ai prodotti ma è qualcosa che ha a che fare con la progettazione, cioè il design è qualcosa che permette l’utilità e l’astrazione della sua utilità di quel prodotto o servizio, non ha a che fare solo con con la bellezza e uno dei grandi promotori anche di bellezza se volete, ma bellezza legata all’utile è stato proprio Steve Jobs che ha curato nei minimi dettagli che sembrano estetici che in realtà sono usabili il suo più grande prodotto, sia la parte del computer sia la parte del telefono di Iphone, quindi che cos’è il design thinking? C’è una definizione abbastanza base, è un approccio, un processo, un metodo più o meno che si sono sinonimi e che si basa sulla comprensione dell’utente, si dice quindi human centered, che viene utilizzato per risolvere i problemi, questi problemi che risolve il design thinking sono dei problemi tendenzialmente abbastanza complessi, quindi non è il metodo per risolvere tutti i problemi, anzi non è il metodo più efficiente per risolvere ogni tipo di problema, ma ogni problema ha un suo metodo più più efficiente e per capire questo problema la cosa principale che bisogna fare è capire il bisogno dell’utente che è legato a questo problema e l’idea è proprio fare ricerca, fare una serie di esercizi per riformulare il problema, si chiama proprio goal reframe, per riformulare il problema ponendo l’utente al centro, quindi i pilastri sono che chiaramente le persone sono il primo punto da cui partire, l’empatia è fondamentale per capire i bisogni, è meglio fare che parlare, si creano prototipi, si creano oggetti veri, c’è bisogno di un feedback, quindi tutte le volte che io creo qualcosa ho bisogno di avere un feedback, reiterare, quindi andare a creare una logica di potenziamento che ogni tanto sentiamo chiamare anche il fail fast, cioè fallisci presto per imparare velocemente, quindi l’idea è che sia un po’ un approccio, poi in realtà la metodologia è così forte che viene accompagnata da tante cose, ci sono tante teorie a supporto, tante teorie con cui possiamo mischiare il design thinking, ci sono tantissimi strumenti che arrivano da quelle teorie poi e altre tante tecniche che arrivano da quelle teorie. L’idea è di spiegarvi un po’ questa differenza tra che cos’è una metodologia, che cos’è uno strumento, cosa è una teoria, una filosofia. Una teoria è qualcosa che ci dice l’approccio che dovremmo avere per interfacciarci a quella cosa. Le tecniche sono delle applicazioni operative di quella teoria per risolvere quella cosa, gli strumenti sono degli strumenti che tu puoi utilizzare all’interno di quelle tecniche che fanno capo a quelle teorie, quindi c’è questa visione di un po’ piramide. Una filosofia è qualcosa che sta ancora più sopra, una filosofia è qualcosa che accentra, quindi è un modo di pensare, quindi il design thinking così come lo vivo io, e poi ci sono tanti tanti approcci a questo, non è una metodologia perché ne unisce altrettante sotto, quindi è una filosofia. Di teorie e di altre metodologie che sono interessanti, io ci ho dato la data driven perché la prima fase è basata molto sulla ricerca, quindi c’è una parte di dato, l’importanza del gioco, la gamification perché le persone quando giocano comprendono meglio, imparano di più e dialoghano meglio, quindi le cose sono molto più efficienti. Il costruttivismo che ci insegna che se costruiamo le cose si riduce lo sforzo cognitivo e quindi dobbiamo prototipare, disegnare eccetera eccetera. Il fatto che esiste un’intelligenza emotiva, quindi abbiamo sette tipi di intelligenza, non è tutto basato sulla logica matematica ma esistono anche altri tipi di cose che sono importanti da sviluppare per i nostri progetti. Esiste l’intelligenza collettiva o intelligenza multipla, quindi il gruppo è più performante dei singoli e soprattutto il gruppo è olistico, è un sistema olistico che è più della somma dei singoli partecipanti, quindi tra il team si crea una sinergia molto forte. Tutte le teorie di agile e lean che sono fatte a sprint, quindi che vanno avanti cercando non la perfezione subito ma cercando il meglio che puoi fare in quel momento e poi andando avanti così è un po’ allo level della logica anche nel present thinking. Il pensiero laterale, quindi alcune metodologie, teorie che dicono che per avere un’idea ci sono due tipi di pensieri, un pensiero logico lineare e un pensiero creativo invece laterale, per cui tu esci un po’ fuori dagli schemi e si utilizzano proprio delle tecniche, questo per l’atto è uno dei miei preferiti, l’autore si chiama Edward De Bono e ha vinto un premio Nobel per la creatività, dopo ve ne faccio vedere un paio. Poi c’è il legacy display che è molto simile, la metodologia è molto molto simile che però come tool principale utilizza le lego, poi c’è il visual thinking che abbiamo bisogno di vedere le cose, quindi usare post-it eccetera eccetera, l’human centered design abbiamo detto che non è solo del present thinking, qualcosa che parte proprio così. Come strumenti ce ne sono tantissimi, tendenzialmente ci sono delle cose che si usano come gioco, quindi le lego, le carte deo sono molto famose, gli story cubes e ancora più famosi sono i canvas che sono questi schemi dove ci sono all’interno delle domande che servono per dare un po’ lo stimolo alle persone per chiedersi le cose giuste, le domande sono importanti perché provocano il pensiero, ma come strumenti per esempio nella fase di prototipazione possiamo usare anche carta e penna, la carta a velina, albina, ville, in realtà puoi usare qualsiasi cosa, questi sono un po’ quelli più famosi e come tecniche per esempio il pensiero laterale ci insegna la tecnica dei sei cappelli, quindi ogni persona ha un atteggiamento, uno più negativo, uno più neutro, uno più logico, uno più positivo, quindi ti insegna per esempio questa tecnica per immedesimarti in questi cappelli e dire se tu avessi avuto il cappello nero, che è il cappello pessimista che deve trovare ogni cosa di negativo all’interno della questione, tu provi a pensare in modo diverso, poi c’è come se fosse l’Aumatui, lo Scamper, queste sono tutte tecniche che uno può approfondire, chiaramente noi abbiamo due ore, quindi iniziamo a vederne un paio, quindi altre tecniche, una tecnica che mi piace molto che arriva dall’intelligenza emotiva è la tecnica dei cinque perché, cioè per sapere veramente una persona cosa pensa chiedere perché, i bambini sono fortissimi in questo, poi il Brainstorming è una tecnica per dialogare meglio, per parlare, lo Storytelling è un’altra tecnica che arriva sempre da altre teorie, lo Skill Building è sempre una tecnica che arriva dalle cose di display e quindi mischiamo un po’ di tutte queste cose, questa cosa poi l’ho imparata a Messico, a un corso di Design Thinking presso un istituto internazionale, questo concetto di filosofia che è stato molto molto bello, questo perché poi ognuno può personalizzarsi di metodi, unendo altri metodi, io vedo il Design Thinking, certe volte lo vedo applicato alla psicologia, all’HR, ognuno poi si mischia le sue cose, quindi come fa ad essere un metodo, deve essere qualcosa di più ampio, ed è un metodo che è legato al concetto di innovazione Human Centered, cioè a qualcosa che ha a che fare con l’unione tra il business, cioè qualcosa che il mercato vuole, la tecnologia, qualcosa che debba funzionare e qualcosa che ha a che fare con le persone, lì in mezzo c’è l’innovazione di valore e il Design Thinking si incastra perfettamente in questo tipo di ambito. Per spiegarvelo bene mi piace introdurre qualche teoria interessante che ho studiato nel tempo e inizialmente abbiamo detto che il Design Thinking è questa filosofia, metodologia per risolvere i problemi, i problemi per come li concepiamo noi sono solitamente dei contesti, dei momenti in cui io non riesco a risolvere qualcosa che voglio, non riesco a raggiungere il mio obiettivo e quando succede questo io ho due tipi di problemi sostanzialmente, non riesco a risolvere quella cosa perché c’è un problema tecnico, quindi non riesco a parlare con voi perché il computer è spento, oppure un problema relazionale tipo io non riesco a parlare con voi perché io non parlo la vostra stessa lingua, oppure io non riesco a spiegarmi, quindi questi due tipi di problemi identificano due ambiti diversi, due difficoltà diverse e tendenzialmente risolvere un problema vuol dire che tu utilizzi tutte le tue conoscenze, tutte le tue tecniche, solitamente ti conviene sempre chiedere a qualcuno, anche avere una seconda opinione, quindi si utilizza una soluzione di gruppo, se tu chiedi sempre allo stesso tipo di persone avrai sempre lo stesso tipo di risposta, quindi devi cercare di andare a chiedere a persone che hanno competenze trasversali, quindi un po’ più eterogenee e tendenzialmente tu vuoi risolvere il problema in modo che non si ripeta e non costa un minimo, questi sono i principi che vanno per tutti i tipi di problemi, però i problemi poi, questa teoria ha vinto un altro premio, si dividono in tre tipologie problemi semplici, complessi e wicked problems, allora i problemi semplici sono abbastanza facili da risolvere perché è noto l’input, è noto l’output ed è noto anche come risolverlo, cioè prendi e lo fai, un problema complesso invece magari è abbastanza noto l’input mentre l’output magari è meno chiaro, quindi la soluzione non è tanto chiara, però che cosa succede, tu la vuoi imparare col tempo, cioè nel momento in cui la attui col tempo tu impari e quindi da un po’ riesci a risolverlo, ed è già più frequente, il wicked problem è proprio un problema dove ci sono miliardi di cause, queste cause sono tutte concatenate, addirittura non si conosce neanche l’input, anche lo stesso problema non è ben definito, quindi c’è proprio un problema alla base e questi problemi sono i problemi che si interfacciano sempre di più con la nostra società, perché il nostro mondo è sempre più complesso, io penso che quando mi arriva un brief digitale, mettere a posto il brief è già metà del lavoro, c’è qualcosa che si chiama rip the brief, per esempio il wicked problem insegna proprio questo, cioè l’input non è chiaro, lo devi distruggere, ristrutturare, disintinking è una metodologia molto forte quando è anche la più efficiente, sia in termini di qualità dell’output, che di costi, che di tempi, quando si tratta di affrontare dei wicked problems, quando si tratta di un problema semplice, un problema complesso, non serve attuare tutto questo metodo, però questo è importante da riconoscere perché non sempre va messo in atto. Una cosa che mi piace molto citare è che solitamente quando noi affrontiamo un problema, noi non possiamo affrontare quel problema con lo stesso metodo con cui noi lo abbiamo creato, è per questo che il disintinking è una logica che rivalta tutto questo approccio e tendenzialmente nel disintinking si cerca di trasformare quel problema in un’opportunità, cioè quella cosa che sembra una scocciatura, in realtà ti permetterà di fare innovazione, quindi l’innovazione è qualcosa che ha a che fare col concetto di evoluzione, un’evoluzione vicina a quello che c’è già, oppure può essere una trasformazione, quindi io estendo l’applicazione a quella cosa, oppure può essere completamente trasformativa, o qualcuno dice disruptiva, ci sono tanti tipi quindi di innovazione, in quel caso parti da un caffè, poi crea il nescaffè, ma lo trasformi e poi crea qualcosa che non è che hai cambiato neanche il prodotto, però hai cambiato proprio la comunicazione eccetera eccetera e in questo modo hai creato per esempio lo Starbucks. Di innovazioni disruttive ce ne sono veramente poche, secondo me sono quasi tutte evolutive, quelle disruttive che mi vengono in mente sono la ruota e internet per farvi capire un po’ cosa vuol dire che completamente cambia il suo ambito e quindi quando vai a ricercare questo problema fai talmente tante analisi, talmente tanti esercizi che poi scopri anche delle cose completamente nuove, ti permette di creare innovazione.

Trascrizione

Ciao a tutti oggi volevo portare un argomento diverso rispetto a quello del dato ma in realtà è qualcosa che io applico all’interno del dato quindi è un modo di pensare un modo di organizzare le cose e i progetti al lavoro che può essere molto utile per tutti gli ambiti digitali, business ma in generale tutte le volte che organizziamo un progetto dobbiamo risolvere un problema. Io personalmente uso la metodologia del design thinking per attuare quello che si chiama la data strategy quindi io metto a posto i dati delle aziende e tendenzialmente utilizzo questa metodologia per riuscire a portare avanti questo progetto e rispetto al tema del design thinking ho una borsa di ricerca con l’università di barcellona per lo studio del metodo all’interno del dato che è abbastanza innovativo e peraltro prende idee da tanti e spunti da tante altre metodologie e mi piace tanto scrivere anche sul blog di questo argomento c’è proprio una categoria su marketing freaks di design thinking dove ogni santo posto delle cose nuove delle ricerche degli studi praticamente io sono ancora a livello di lettura paper universitari perché la metodologia abbastanza nuova quindi i paper sono del 2018, due anni fa nell’ambito delle ricerche era veramente poco e poi ci sono diciamo tanti ambiti in cui mi sono formata Microsoft, MIT, IDEO, IBM perché poi vi racconterò che esistono tanti tipi di design thinking quindi l’idea era un po’ conoscerli conoscere di tutti anche se sembra un po’ diverso in realtà il libro che ho scritto Data Driven Marketing finisce proprio dicendo che tutti i limiti dei dati possono essere colmati con alcune delle lezioni che insegna il design thinking che principalmente hanno a che fare con l’empatia con le persone quindi anche un analista diventa un analista migliore se entra in empatia con il consumatore con i dati che sta leggendo. Quindi design thinking, il design thinking ha con sé due parole il design e il pensiero, allora la prima cosa che ci tengo a chiarire è che design nella storia ha diciamo assunto un significato analogico, analogo alla bellezza, quindi design vuol dire bello forse magari un po’ forviato dal design d’interno, dall’architettura, però tendenzialmente già col Bauhaus, insomma già con alcuni movimenti di design dal bello in realtà siamo passati al significato di utile, quindi questo concetto di design non è applicato solo ai prodotti ma è qualcosa che ha a che fare con la progettazione, cioè il design è qualcosa che permette l’utilità e l’astrazione della sua utilità di quel prodotto o servizio, non ha a che fare solo con con la bellezza e uno dei grandi promotori anche di bellezza se volete, ma bellezza legata all’utile è stato proprio Steve Jobs che ha curato nei minimi dettagli che sembrano estetici che in realtà sono usabili il suo più grande prodotto, sia la parte del computer sia la parte del telefono di Iphone, quindi che cos’è il design thinking? C’è una definizione abbastanza base, è un approccio, un processo, un metodo più o meno che si sono sinonimi e che si basa sulla comprensione dell’utente, si dice quindi human centered, che viene utilizzato per risolvere i problemi, questi problemi che risolve il design thinking sono dei problemi tendenzialmente abbastanza complessi, quindi non è il metodo per risolvere tutti i problemi, anzi non è il metodo più efficiente per risolvere ogni tipo di problema, ma ogni problema ha un suo metodo più più efficiente e per capire questo problema la cosa principale che bisogna fare è capire il bisogno dell’utente che è legato a questo problema e l’idea è proprio fare ricerca, fare una serie di esercizi per riformulare il problema, si chiama proprio goal reframe, per riformulare il problema ponendo l’utente al centro, quindi i pilastri sono che chiaramente le persone sono il primo punto da cui partire, l’empatia è fondamentale per capire i bisogni, è meglio fare che parlare, si creano prototipi, si creano oggetti veri, c’è bisogno di un feedback, quindi tutte le volte che io creo qualcosa ho bisogno di avere un feedback, reiterare, quindi andare a creare una logica di potenziamento che ogni tanto sentiamo chiamare anche il fail fast, cioè fallisci presto per imparare velocemente, quindi l’idea è che sia un po’ un approccio, poi in realtà la metodologia è così forte che viene accompagnata da tante cose, ci sono tante teorie a supporto, tante teorie con cui possiamo mischiare il design thinking, ci sono tantissimi strumenti che arrivano da quelle teorie poi e altre tante tecniche che arrivano da quelle teorie. L’idea è di spiegarvi un po’ questa differenza tra che cos’è una metodologia, che cos’è uno strumento, cosa è una teoria, una filosofia. Una teoria è qualcosa che ci dice l’approccio che dovremmo avere per interfacciarci a quella cosa. Le tecniche sono delle applicazioni operative di quella teoria per risolvere quella cosa, gli strumenti sono degli strumenti che tu puoi utilizzare all’interno di quelle tecniche che fanno capo a quelle teorie, quindi c’è questa visione di un po’ piramide. Una filosofia è qualcosa che sta ancora più sopra, una filosofia è qualcosa che accentra, quindi è un modo di pensare, quindi il design thinking così come lo vivo io, e poi ci sono tanti approcci a questo, non è una metodologia perché ne unisce altrettante sotto, quindi è una filosofia. Di teorie e di altre metodologie che sono interessanti, io ci ho dato ad Even perché la prima fase è basata molto sulla ricerca, quindi c’è una parte di dato. L’importanza del gioco, la gamification, perché le persone quando giocano comprendono meglio, imparano di più e dialoghano meglio, quindi le cose sono molto più efficienti. Il costruttivismo che ci insegna che se costruiamo le cose si riduce lo sforzo cognitivo e quindi dobbiamo prototipare, disegnare eccetera eccetera. Il fatto che esiste un’intelligenza emotiva, quindi abbiamo sette tipi di intelligenza, non è tutto basato sulla logica matematica ma esistono anche altri tipi di cose che sono importanti da sviluppare per i nostri progetti. Esiste l’intelligenza collettiva o intelligenza multipla, quindi il gruppo è più performante dei singoli e soprattutto il gruppo è olistico, è un sistema olistico che è più della somma dei singoli partecipanti, quindi tra il team si crea una sinergia molto forte. Tutte le teorie di Agile e Lean che sono fatte a sprint, quindi che vanno avanti cercando non la perfezione subito ma cercando il meglio che puoi fare in quel momento e poi andando avanti così che un po’ lo leve la logica. Il pensiero laterale, quindi alcune metodologie, teorie che dicono che per avere un’idea ci sono due tipi di pensieri, un pensiero logico lineare e un pensiero creativo invece laterale, per cui tu esci un po’ fuori dagli schemi e si utilizzano proprio delle tecniche, questo è per l’atto uno dei miei preferiti, l’autore si chiama Edward De Bono e ha vinto un premio Nobel per la creatività, dopo ve ne faccio vedere un paio. Poi c’è il legacy display che è molto simile, metodologia molto molto simile, che però come tool principale utilizza le Lego, poi c’è il visual thinking che abbiamo bisogno di vedere le cose, quindi già le post-it eccetera eccetera, l’Human Centered Design abbiamo detto che non è solo del design thinking, qualcosa che parte proprio così. Come strumenti ce ne sono tantissimi, tendenzialmente ci sono delle cose che si usano come gioco, quindi le Lego, le carte Leo sono molto famose, gli Story Cubes e ancora più famosi sono i Canvas che sono questi schemi dove ci sono all’interno delle domande che servono per dare un po’ lo stimolo alle persone per chiedersi le cose giuste, le domande sono importanti perché provocano il pensiero, ma come strumenti per esempio nella fase di produttività possiamo usare anche carta e penna, la carta velina, albina, ville, in realtà puoi usare qualsiasi cosa, questi sono un po’ quelli più famosi. Come tecniche per esempio il pensiero laterale ci insegna la tecnica dei sei cappelli, quindi ogni persona ha un atteggiamento, uno più negativo, uno più neutro, uno più logico, uno più positivo, uno più negativo, quindi ti insegna per esempio questa tecnica per immedesimarti in questi cappelli e dire se tu avessi avuto il cappello nero che è il cappello pessimista che deve trovare ogni cosa di negativo all’interno della questione, tu provi a pensare in modo diverso, poi c’è come se fosse l’Aumatui, lo Scamper, queste sono tutte tecniche che poi uno può approfondire, chiaramente noi abbiamo due ore quindi iniziamo a vederne un paio, quindi altre tecniche, una tecnica che mi piace molto che arriva dall’intelligenza emotiva è la tecnica dei cinque perché, cioè per sapere veramente una persona cosa pensa chiedere perché, i bambini sono fortissimi in questo, poi il Brainstorming è una tecnica per dialogare meglio, per parlare, lo Storytelling è un’altra tecnica che arriva sempre da altre teorie, lo Skill Building è sempre una tecnica che arriva dalle cose di display e quindi mischiamo un po’ di tutte queste cose, questa cosa poi l’ho imparato a Messico, a un corso di Design Thinking presso l’Istituto Internazionale, questo concetto di filosofia che è stato molto molto bello, questo perché poi ognuno può personalizzarsi di metodi, unendo altri metodi, io vedo il Design Thinking applicato alla psicologia, all’HR, ognuno poi si mischia le sue cose, quindi come fa ad essere un metodo? Deve essere qualcosa di più ampio, ed è un metodo che è legato al concetto di innovazione Human Centered, cioè a qualcosa che ha a che fare con l’unione tra il business, cioè qualcosa che il mercato vuole, la tecnologia, qualcosa quindi che debba funzionare e qualcosa che ha a che fare con le persone, lì in mezzo c’è l’innovazione di valore e il Design Thinking si incassa perfettamente in questo tipo di ambito. Per spiegarvelo bene mi piace introdurre qualche teoria interessante che ho studiato nel tempo e tenenzialmente abbiamo detto che il Design Thinking è questa filosofia, metodologia per risolvere i problemi. I problemi, per come li concepiamo noi, sono solitamente dei contesti, dei momenti in cui io non riesco a risolvere qualcosa che voglio, non riesco a raggiungere il mio obiettivo e quando succede questo io ho due tipi di problemi sostanzialmente, non riesco a risolvere quella cosa perché c’è un problema tecnico, quindi non riesco a parlare con voi perché il computer è spento, oppure un problema relazionale, tipo io non riesco a parlare con voi perché io non parlo la vostra stessa lingua, oppure io non riesco a spiegarmi, quindi questi due tipi di problemi già identificano due ambiti diversi, due difficoltà diverse e tendenzialmente risolvere un problema cosa vuol dire? Vuol dire che tu utilizzi tutte le tue conoscenze, tutte le tecniche, solitamente ti conviene sempre chiedere a qualcuno, anche avere una seconda opinione, quindi si utilizza una soluzione di gruppo, se tu chiedi sempre allo stesso tipo di persone avrai sempre lo stesso tipo di risposta, quindi devi cercare di andare a chiedere a persone che hanno competenze trasversali, quindi un po’ più eterogenee e tendenzialmente tu vuoi risolvere il problema in modo che non si ripeta e a un costo minimo, questi sono i principi che vanno per tutti i tipi di problemi, però i problemi poi in questa teoria, tramite un altro premio, si dividono in tre tipologie, problemi semplici, complessi e wicked problems, allora i problemi semplici sono abbastanza facili da risolvere perché è noto l’input, è noto l’output ed è noto anche come risolverlo, cioè prendi e lo fai, un problema complesso invece magari è abbastanza noto l’input, mentre l’output magari è meno chiaro, quindi la soluzione non è tanto chiara, però che cosa succede, tu la vuoi imparare col tempo, cioè nel momento in cui la attui, col tempo tu impari e quindi dopo un po’ riesci a risolverlo ed è già più frequente, il wicked problem è proprio un problema dove ci sono miliardi di cause, queste cause sono tutte concatenate, addirittura non si conosce neanche l’input, anche lo stesso problema non è ben definito, quindi c’è proprio un problema alla base e questi problemi sono i problemi che si interfacciano sempre di più con la nostra società, perché il nostro mondo è sempre più complesso, io penso che quando mi arriva un brief digitale, mettere a posto il brief è già metà del lavoro, c’è qualcosa che si chiama rip the brief, per esempio il wicked problem insegna proprio questo, cioè l’input non è chiaro, lo devi distruggere, ristrutturare, disintinking è una metodologia molto forte quando è anche la più efficiente, sia in termini di qualità dell’output, che di costi, che di tempi, quando si tratta di affrontare dei wicked problems, quando si tratta di un problema semplice, un problema complesso, non serve attuare tutto questo metodo, però questo è importante da riconoscere perché non sempre va messo in atto. Una cosa che mi piace molto citare è che solitamente quando noi affrontiamo un problema, noi non possiamo affrontare quel problema con lo stesso metodo con cui noi lo abbiamo creato, è per questo che il disintinking è una logica che rivalta tutto questo approccio e tendenzialmente nel disintinking si cerca di trasformare quel problema in un’opportunità, cioè quella cosa che sembra una scocciatura, in realtà ti permetterà di fare innovazione, quindi l’innovazione è qualcosa che ha a che fare col concetto di evoluzione, un’evoluzione vicina a quello che c’è già, oppure può essere una trasformazione, quindi io estendo l’applicazione a quella cosa, oppure può essere completamente trasformativa, o qualcuno dice disruptiva, ci sono tanti tipi quindi di innovazione, in quel caso parti da un caffè, poi crea il nescaffè, ma lo trasformi e poi crea qualcosa che non è che hai cambiato neanche il prodotto, però hai cambiato proprio la comunicazione eccetera eccetera e in questo modo hai creato per esempio lo Starbucks. Di innovazioni disruttive ce ne sono veramente poche, secondo me sono quasi tutte evolutive, quelle disruttive che mi vengono in mente sono la ruota e internet per farvi capire un po’ cosa vuol dire che completamente cambia il suo ambito e quindi quando vai a ricercare questo problema fai talmente tante analisi, talmente tanti esercizi che poi scopri anche delle cose completamente nuove, ti permette di creare innovazione.

Trascrizione

Ciao a tutti oggi volevo portare un argomento diverso rispetto a quello del dato ma in realtà è qualcosa che io applico all’interno del dato quindi è un modo di pensare un modo di organizzare le cose e i progetti al lavoro che può essere molto utile per tutti gli ambiti digitali, business ma in generale tutte le volte che organizziamo un progetto dobbiamo risolvere un problema. Io personalmente uso la metodologia del design thinking per attuare quello che si chiama la data strategy quindi io metto a posto i dati delle aziende e tendenzialmente utilizzo questa metodologia per riuscire a portare avanti questo progetto e rispetto al tema del design thinking ho una borsa di ricerca con l’università di barcellona per lo studio del metodo all’interno del dato che è abbastanza innovativo e peraltro prende idee da tanti e spunti da tante altre metodologie e mi piace tanto scrivere anche sul blog di questo argomento c’è proprio una categoria su marketing freaks di design thinking dove ogni santo posto delle cose nuove delle ricerche degli studi praticamente io sono ancora a livello di lettura paper universitari perché la metodologia abbastanza nuova quindi i paper sono del 2018, due anni fa nell’ambito delle ricerche era veramente poco e poi ci sono diciamo tanti ambiti in cui mi sono formata Microsoft, MIT, IDEO, IBM perché poi vi racconterò che esistono tanti tipi di design thinking quindi l’idea era un po’ conoscerli conoscere di tutti anche se sembra un po’ diverso in realtà il libro che ho scritto Data Driven Marketing finisce proprio dicendo che tutti i limiti dei dati possono essere colmati con alcune delle lezioni che insegna il design thinking che principalmente hanno a che fare con l’empatia con le persone quindi anche un analista diventa un analista migliore se entra in empatia con il consumatore con i dati che sta leggendo. Quindi design thinking, il design thinking ha con sé due parole il design e il pensiero, allora la prima cosa che ci tengo a chiarire è che design nella storia ha diciamo assunto un significato analogico, analogo alla bellezza, quindi design vuol dire bello forse magari un po’ forviato dal design d’interno, dall’architettura, però tendenzialmente già col Bauhaus, insomma già con alcuni movimenti di design dal bello in realtà siamo passati al significato di utile, quindi questo concetto di design non è applicato solo ai prodotti ma è qualcosa che ha a che fare con la progettazione, cioè il design è qualcosa che permette l’utilità e l’astrazione della sua utilità di quel prodotto o servizio, non ha a che fare solo con con la bellezza e uno dei grandi promotori anche di bellezza se volete, ma bellezza legata all’utile è stato proprio Steve Jobs che ha curato nei minimi dettagli che sembrano estetici che in realtà sono usabili il suo più grande prodotto, sia la parte del computer sia la parte del telefono di Iphone, quindi che cos’è il design thinking? C’è una definizione abbastanza base, è un approccio, un processo, un metodo più o meno che si sono sinonimi e che si basa sulla comprensione dell’utente, si dice quindi human centered, che viene utilizzato per risolvere i problemi, questi problemi che risolve il design thinking sono dei problemi tendenzialmente abbastanza complessi, quindi non è il metodo per risolvere tutti i problemi, anzi non è il metodo più efficiente per risolvere ogni tipo di problema, ma ogni problema ha un suo metodo più più efficiente e per capire questo problema la cosa principale che bisogna fare è capire il bisogno dell’utente che è legato a questo problema e l’idea è proprio fare ricerca, fare una serie di esercizi per riformulare il problema, si chiama proprio goal reframe, per riformulare il problema ponendo l’utente al centro, quindi i pilastri sono che chiaramente le persone sono il primo punto da cui partire, l’empatia è fondamentale per capire i bisogni, è meglio fare che parlare, si creano prototipi, si creano oggetti veri, c’è bisogno di un feedback, quindi tutte le volte che io creo qualcosa ho bisogno di avere un feedback, reiterare, quindi andare a creare una logica di potenziamento che ogni tanto sentiamo chiamare anche il fail fast, cioè fallisci presto per imparare velocemente, quindi l’idea è che sia un po’ un approccio, poi in realtà la metodologia è così forte che viene accompagnata da tante cose, ci sono tante teorie a supporto, tante teorie con cui possiamo mischiare il design thinking, ci sono tantissimi strumenti che arrivano da quelle teorie poi e altre tante tecniche che arrivano da quelle teorie. L’idea è di spiegarvi un po’ questa differenza tra che cos’è una metodologia, che cos’è uno strumento, cosa è una teoria, una filosofia. Una teoria è qualcosa che ci dice l’approccio che dovremmo avere per interfacciarci a quella cosa. Le tecniche sono delle applicazioni operative di quella teoria per risolvere quella cosa, gli strumenti sono degli strumenti che tu puoi utilizzare all’interno di quelle tecniche che fanno capo a quelle teorie, quindi c’è questa visione di un po’ piramide. Una filosofia è qualcosa che sta ancora più sopra, una filosofia è qualcosa che accentra, quindi è un modo di pensare, quindi il design thinking così come lo vivo io, e poi ci sono tanti tanti approcci a questo, non è una metodologia perché ne unisce altrettante sotto, quindi è una filosofia. Di teorie e di altre metodologie che sono interessanti, io ci ho dato la data driven perché la prima fase è basata molto sulla ricerca, quindi c’è una parte di dato, l’importanza del gioco, la gamification perché le persone quando giocano comprendono meglio, imparano di più e dialoghano meglio, quindi le cose sono molto più efficienti. Il costruttivismo che ci insegna che se costruiamo le cose si riduce lo sforzo cognitivo e quindi dobbiamo prototipare, disegnare eccetera eccetera. Il fatto che esiste un’intelligenza emotiva, quindi abbiamo sette tipi di intelligenza, non è tutto basato sulla logica matematica ma esistono anche altri tipi di cose che sono importanti da sviluppare per i nostri progetti. Esiste l’intelligenza collettiva o intelligenza multipla, quindi il gruppo è più performante dei singoli e soprattutto il gruppo è olistico, è un sistema olistico che è più della somma dei singoli partecipanti, quindi tra il team si crea una sinergia molto forte. Tutte le teorie di agile e lean che sono fatte a sprint, quindi che vanno avanti cercando non la perfezione subito ma cercando il meglio che puoi fare in quel momento e poi andando avanti così è un po’ allo level della logica anche nel present thinking. Il pensiero laterale, quindi alcune metodologie, teorie che dicono che per avere un’idea ci sono due tipi di pensieri, un pensiero logico lineare e un pensiero creativo invece laterale, per cui tu esci un po’ fuori dagli schemi e si utilizzano proprio delle tecniche, questo per l’atto è uno dei miei preferiti, l’autore si chiama Edward De Bono e ha vinto un premio Nobel per la creatività, dopo ve ne faccio vedere un paio. Poi c’è il legacy display che è molto simile, la metodologia è molto molto simile che però come tool principale utilizza le lego, poi c’è il visual thinking che abbiamo bisogno di vedere le cose, quindi usare post-it eccetera eccetera, l’human centered design abbiamo detto che non è solo del present thinking, qualcosa che parte proprio così. Come strumenti ce ne sono tantissimi, tendenzialmente ci sono delle cose che si usano come gioco, quindi le lego, le carte deo sono molto famose, gli story cubes e ancora più famosi sono i canvas che sono questi schemi dove ci sono all’interno delle domande che servono per dare un po’ lo stimolo alle persone per chiedersi le cose giuste, le domande sono importanti perché provocano il pensiero, ma come strumenti per esempio nella fase di prototipazione possiamo usare anche carta e penna, la carta a velina, albina, ville, in realtà puoi usare qualsiasi cosa, questi sono un po’ quelli più famosi e come tecniche per esempio il pensiero laterale ci insegna la tecnica dei sei cappelli, quindi ogni persona ha un atteggiamento, uno più negativo, uno più neutro, uno più logico, uno più positivo, quindi ti insegna per esempio questa tecnica per immedesimarti in questi cappelli e dire se tu avessi avuto il cappello nero, che è il cappello pessimista che deve trovare ogni cosa di negativo all’interno della questione, tu provi a pensare in modo diverso, poi c’è come se fosse l’Aumatui, lo Scamper, queste sono tutte tecniche che uno può approfondire, chiaramente noi abbiamo due ore, quindi iniziamo a vederne un paio, quindi altre tecniche, una tecnica che mi piace molto che arriva dall’intelligenza emotiva è la tecnica dei cinque perché, cioè per sapere veramente una persona cosa pensa chiedere perché, i bambini sono fortissimi in questo, poi il Brainstorming è una tecnica per dialogare meglio, per parlare, lo Storytelling è un’altra tecnica che arriva sempre da altre teorie, lo Skill Building è sempre una tecnica che arriva dalle cose di display e quindi mischiamo un po’ di tutte queste cose, questa cosa poi l’ho imparata a Messico, a un corso di Design Thinking presso un istituto internazionale, questo concetto di filosofia che è stato molto molto bello, questo perché poi ognuno può personalizzarsi di metodi, unendo altri metodi, io vedo il Design Thinking, certe volte lo vedo applicato alla psicologia, all’HR, ognuno poi si mischia le sue cose, quindi come fa ad essere un metodo, deve essere qualcosa di più ampio, ed è un metodo che è legato al concetto di innovazione Human Centered, cioè a qualcosa che ha a che fare con l’unione tra il business, cioè qualcosa che il mercato vuole, la tecnologia, qualcosa che debba funzionare e qualcosa che ha a che fare con le persone, lì in mezzo c’è l’innovazione di valore e il Design Thinking si incastra perfettamente in questo tipo di ambito. Per spiegarvelo bene mi piace introdurre qualche teoria interessante che ho studiato nel tempo e inizialmente abbiamo detto che il Design Thinking è questa filosofia, metodologia per risolvere i problemi, i problemi per come li concepiamo noi sono solitamente dei contesti, dei momenti in cui io non riesco a risolvere qualcosa che voglio, non riesco a raggiungere il mio obiettivo e quando succede questo io ho due tipi di problemi sostanzialmente, non riesco a risolvere quella cosa perché c’è un problema tecnico, quindi non riesco a parlare con voi perché il computer è spento, oppure un problema relazionale tipo io non riesco a parlare con voi perché io non parlo la vostra stessa lingua, oppure io non riesco a spiegarmi, quindi questi due tipi di problemi identificano due ambiti diversi, due difficoltà diverse e tendenzialmente risolvere un problema vuol dire che tu utilizzi tutte le tue conoscenze, tutte le tue tecniche, solitamente ti conviene sempre chiedere a qualcuno, anche avere una seconda opinione, quindi si utilizza una soluzione di gruppo, se tu chiedi sempre allo stesso tipo di persone avrai sempre lo stesso tipo di risposta, quindi devi cercare di andare a chiedere a persone che hanno competenze trasversali, quindi un po’ più eterogenee e tendenzialmente tu vuoi risolvere il problema in modo che non si ripeta e non costa un minimo, questi sono i principi che vanno per tutti i tipi di problemi, però i problemi poi, questa teoria ha vinto un altro premio, si dividono in tre tipologie problemi semplici, complessi e wicked problems, allora i problemi semplici sono abbastanza facili da risolvere perché è noto l’input, è noto l’output ed è noto anche come risolverlo, cioè prendi e lo fai, un problema complesso invece magari è abbastanza noto l’input mentre l’output magari è meno chiaro, quindi la soluzione non è tanto chiara, però che cosa succede, tu la vuoi imparare col tempo, cioè nel momento in cui la attui col tempo tu impari e quindi da un po’ riesci a risolverlo, ed è già più frequente, il wicked problem è proprio un problema dove ci sono miliardi di cause, queste cause sono tutte concatenate, addirittura non si conosce neanche l’input, anche lo stesso problema non è ben definito, quindi c’è proprio un problema alla base e questi problemi sono i problemi che si interfacciano sempre di più con la nostra società, perché il nostro mondo è sempre più complesso, io penso che quando mi arriva un brief digitale, mettere a posto il brief è già metà del lavoro, c’è qualcosa che si chiama rip the brief, per esempio il wicked problem insegna proprio questo, cioè l’input non è chiaro, lo devi distruggere, ristrutturare, disintinking è una metodologia molto forte quando è anche la più efficiente, sia in termini di qualità dell’output, che di costi, che di tempi, quando si tratta di affrontare dei wicked problems, quando si tratta di un problema semplice, un problema complesso, non serve attuare tutto questo metodo, però questo è importante da riconoscere perché non sempre va messo in atto. Una cosa che mi piace molto citare è che solitamente quando noi affrontiamo un problema, noi non possiamo affrontare quel problema con lo stesso metodo con cui noi lo abbiamo creato, è per questo che il disintinking è una logica che rivalta tutto questo approccio e tendenzialmente nel disintinking si cerca di trasformare quel problema in un’opportunità, cioè quella cosa che sembra una scocciatura, in realtà ti permetterà di fare innovazione, quindi l’innovazione è qualcosa che ha a che fare col concetto di evoluzione, un’evoluzione vicina a quello che c’è già, oppure può essere una trasformazione, quindi io estendo l’applicazione a quella cosa, oppure può essere completamente trasformativa, o qualcuno dice disruptiva, ci sono tanti tipi quindi di innovazione, in quel caso parti da un caffè, poi crea il nescaffè, ma lo trasformi e poi crea qualcosa che non è che hai cambiato neanche il prodotto, però hai cambiato proprio la comunicazione eccetera eccetera e in questo modo hai creato per esempio lo Starbucks. Di innovazioni disruttive ce ne sono veramente poche, secondo me sono quasi tutte evolutive, quelle disruttive che mi vengono in mente sono la ruota e internet per farvi capire un po’ cosa vuol dire che completamente cambia il suo ambito e quindi quando vai a ricercare questo problema fai talmente tante analisi, talmente tanti esercizi che poi scopri anche delle cose completamente nuove, ti permette di creare innovazione.

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